Protesta dei prof,
le gite a rischio

Scuola, mobilitazione contro le riforme del settore.
Ma sulle uscite d’istruzione pesa anche la crisi.

di Michela Zanutto Messaggero Veneto, 19.10.2011

UDINE. Gite scolastiche a rischio per gli studenti friulani. Anche quest’anno gli insegnanti rilanciano la protesta che rivendica «il ripristino del diritto al contratto di lavoro e il blocco delle riforme che stanno devastando la scuola pubblica», hanno fatto sapere i rappresentanti del Movimento docenti autoconvocati del Friuli Venezia Giulia. Il liceo artistico Sello e l’Isis Paschini di Tolmezzo hanno già deliberato il blocco alle visite d’istruzione e, in questi giorni in sede di collegio docenti, arriveranno altre adesioni. Le più probabili sono quelle del liceo classico Stellini e dell’Ipsia Ceconi, ma la lista sembrerebbe potersi allungare.

Diverso il caso del liceo Percoto. «La difficile situazione economica sta mettendo in ginocchio le famiglie – ha spiegato la dirigente, Gabriella Zanocco – lo notiamo dall’esponenziale aumento di domande di contributo presentate tramite il modulo Isee. Per questo già alla fine dello scorso anno scolastico avevamo deliberato il placet per le gite delle quinte classi, ma uscite al massimo di tre giorni per le prime e le seconde. Investiamo invece sugli scambi in modo tale che le famiglie, ospitando vicendevolmente gli studenti, non siano costrette a spese esagerate».

Lo scorso anno scolastico più della metà degli studenti udinesi non è andata in gita. Avevano infatti aderito alla protesta gli insegnanti di Ceconi, Copernico, Marinelli, Stellini e Sello. Ma gli studenti non si sono mai lamentati, anzi, pare condividano la forma di agitazione avviata quando, nel 2010, in città si riunì il gruppo dei docenti autoconvocati di Udine, uniti contro la riforma della scuola superiore.

Duplice l’obiettivo degli insegnanti attraverso questo nuovo tipo di protesta: da un lato si porta l’attenzione sulla scuola italiana, ricordando che le visite d’istruzione sono possibili solo grazie all’impegno volontaristico e non retribuito dei docenti (sui quali ricadono anche pesanti responsabilità penali e civili), dall’altro si pensa che questa forma di agitazione abbia pesanti ricadute sul tessuto economico italiano.

Si calcola, infatti, che in Italia i viaggi scolastici coinvolgano un milione e 300mila studenti ogni anno, un esercito che, tradotto in euro, è in grado di muovere oltre 300 milioni di euro. Insomma, una vera e propria ecatombe per il mercato turistico nazionale e internazionale che già l’anno passato ha creato non pochi malumori. Esattamente in linea con l'intento degli insegnanti che, dopo annidi proteste, si sono resi conto che alzare la voce non sarebbe più stato sufficiente.

«Il nostro è un modo per farci sentire andando a incidere nel bilancio delle agenzie di viaggio e degli alberghi – spiegano i rappresentanti dei docenti autoconvocati –. Il nostro contratto non è stato rinnovato in un clima di costante riduzione dei finanziamenti alle scuole pubbliche. Tutto questo a fronte di una pesante riduzione del personale docente e di quello Ata».