Ma di quale trasparenza
e meritocrazia si sta cianciando?

Lucio Ficara AetnaNet 29.10.2011

Circa un mese e mezzo fa esponevo le mie perplessità sulla correttezza procedurale e organizzativa della fase pre-selettiva del concorso a Ds. Le mie analisi di natura antropologiche, avevano la presunzione di porre, ai miei lettori, una domanda di carattere socio-culturale: ”in un’Italia devastata dalla corruzione, dall’illegalità , dalla immoralità, come si può pensare alla correttezza formale e organizzativa del prossimo concorso per dirigente scolastico?”

Infatti sostenevo che, ripercorrendo le cronache giudiziarie italiane degli ultimi anni, emerge uno spaccato sociale fatto di miseria umana, povertà culturale, etica e morale. Siamo passati dai furbetti del quartierino, ai furbetti del ricattino, ed è quindi legittimo pensare che adesso si siano fatti avanti anche i furbetti del concorsino. Cambia il livello socio-culturale dei furbetti ma il leit motiv è sempre lo stesso, raggiungere l’obiettivo di ottenere, con ogni mezzo, il posto di prestigio e l’adeguamento di stipendio. Ho sempre sostenuto, ed oggi più che mai, che anche nel mondo della scuola esiste, con le dovute proporzioni, la stessa cialtroneria e miseria umana che emerge nella nostra società italiana.

Dunque è più che lecito pensare che dopo i furbetti del quartierino e quelli del ricattino, ci siano anche i furbetti del concorsino. Oppure l’ambito della scuola italiana è immune da certe schifezze? Siamo certi che tutti i DS attuali e quelli futuri sono giunti e giungeranno all’ incarico di presiedere una scuola perché sono i migliori, i più meritevoli e i più competenti?

A mio modo di vedere, nell’Italia dei furbetti, cialtroni e arrampicatori sociali, il concorso per DS ha rappresentato un’opportunità per costoro di poter facilmente raggiungere, senza molti sforzi ed a spese della collettività, un posto adeguato alle proprie ambizioni personali di potere e ad un più elevato riconoscimento economico. Per queste ragioni il concorso ha preso rapidamente il rivolo dell’illegalità e del legittimo sospetto dell’imbroglio. Ma davvero qualcuno , libero da condizionamenti di parte, può pensare che questo è il concorso più trasparente che ci sia mai stato?

Questo semmai, come sostiene il Prof. Giorgio Israel è il concorso più di regime che ci sia mai stato. Questo concorso è stato pensato, nei suoi illogici bizzantinismi, per produrre un unico risultato, quello di un ossessivo spoil system. La politica governativa di destra è sempre stata ossessionata, forse anche con qualche ragione, dell’occupazione integrale dell’università e della scuola da parte della sinistra italiana. Bisognava trovare un modo, non certo trasparente, ma macchinoso e demenziale che potesse mettere il manovratore nelle condizioni di gestire al meglio il concorso.

Ecco dunque la geniale idea, di creare, nell’era digitale e dei massimi sistemi informatici, l’ottocentesco librone dei 5750 quiz, pieno di test errati e opinabili. Quindi è stato ideato un metodo di prova farraginoso e molto complesso, che non ha reso onore alle persone intelligenti e di studio, ma ha avvantaggiato quella tipologia di persone inclini all’apprendimento mnemonico e rapidissimi nell’esecuzione di lettura e risposta.

Io penso che questo metodo procedurale, non sia scaturito per ragioni di trasparenza o meritocrazia, ma solamente per raggiungere, anche a costo di pesanti critiche e possibili strascichi giudiziari, l’unico risultato di un effettivo spoil system. Dispiace molto constatare che a quella minima parte di docenti meritevoli, per competenze e conoscenze effettive della legislazione scolastica, che hanno superato la fase macchinosa delle pre-selezioni, si siano associati i tanti furbetti del concorsino. Purtroppo tutta questa vicenda del concorso Ds ci fa capire che la destra italiana usa il tema di fondo del “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, facendo credere che tutto sia cambiato e che tutto sia diventato magicamente trasparente e meritocratico, mente invece nella realtà nulla è cambiato. Attendiamo di misurare quali effetti porterà la trasparenza e meritocrazia manifestata negli intenti, ma per nulla applicata nella realtà.

Lucio Ficara

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