Ora è ufficiale: in calo
il numero di alunni respinti

di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola, 11.10.2011

Il dato incluso in un report nazionale del Miur: nel 2011 gli ammessi all'anno successivo sono stati l'86,8%, contro l'85% del 2010. Alla maturità alto il numero di fermati prima delle prove d’esame (5,3%). Si contano meno lodi, ma al Sud è sempre boom (proteste Lega). I più bravi al classico. I prof di sostegno a quota 96mila. In tre anni -40mila precari, ma per il Pd è solo l’effetto dei tagli.

Continua, a ritmo serrato, l’operazione trasparenza intrapresa dal ministero dell’Istruzione dopo l’avvicendamento dell’ex portavoce del ministro Gelmini, Massimo Zennaro, con il nuovo responsabile della comunicazione, Antonio Bettanini. Stavolta ad essere resi pubblici, attraverso il servizio statistico ministeriale, sono gli attesi risultati sul numero di respinti dello scorso anno scolastico nella secondaria: anche se si tratta di dati non completi, l’indicazione che giunge è quella di una riduzione del numero di studenti bocciati.

IN CALO
NUMERO STUDENTI RESPINTI

Dal report ministeriale risulta che nel 2011 gli ammessi complessivi all'anno successivo sono stati l'86,8%, contro l'85% del 2010 e l'84,8% del 2009. I non ammessi sono passati dal 15,2% del 2009, al 15% del 2010, al 13,2% di quest'anno. Entrando nel dettaglio, agli scrutini dello scorso giugno gli ammessi direttamente sono stati il 61%, i non ammessi l'11,6% e quelli con giudizio sospeso il 27,4% (di questi solo l’1,6% non recupererà le lacune durante l’estate).

Rispetto all’anno precedente, la percentuale degli studenti non ammessi per insufficienza nella condotta rimane invece ferma allo 0,5%. Gli studenti dei licei professionali si confermano quelli meno rispettosi delle regole (1,4% di non ammessi per il comportamento), quelli dei licei decisamente i più ligi (0,1%).

Di minore facile lettura è il numero di respinti (non ammessi e bocciati dopo le prove) all’esame di licenza media: sono passati dal 3,8% del 2007/08 al 5,1% del 2009-10, per poi posizionarsi al 4,5% della scorsa estate.

SALE PERCENTUALE “MATURI”

Anche per quanto riguarda gli ammessi all'Esame di maturità del 2011 - solo candidati interni - sono stati il 94,7%, i non ammessi il 5,3%. Nel 2008/2009 la percentuale di non ammessi fu più bassa (5,1%), mentre nel 2009/2010 più alta (5,9%). Se però si fa un confronto con l’a.s. 2006/07, quando a non essere ritenuti idonei per partecipare alle prove fu solo il 3,9% dei candidati interni, si può senz’altro dire che oggi la selezione preliminare è maggiore.

Dall'ultimo Esame di Stato delle superiori, risulta più alto invece il numero di diplomati promossi dopo le prove: sono stati il 99,2%, rispetto al 98,4% del 2009/2010. I non diplomati si sono quindi dimezzati, passando dall’1,6% allo 0,8%.

Una curiosità: il numero complessivo di lodi si è ridotto sensibilmente, arretrando dalle4.396 di luglio 2010 a 3.914 della scorsa estate. L’unica Regione dove si è registrata un’inversione di tendenza è stata il Friuli Venezia Giulia (da 49 lodi assegnate nel 2009/10 si è passati a 66 nell’a.s. scorso).

ANCORA TROPPE LODI AL SUD: PROTESTA LA LEGA

Rimangono comunque di gran lunga gli studenti della Puglia ad aggiudicarsi la maggior parte dei 100 e lode (ben 605, pari all’1,6% sul totale dei suoi promossi). Alto anche il numero delle lodi in Campania (462) e Sicilia (393). Seguono il Lazio e l’Emilia Romagna.

Amaro il commento del presidente della Commissione Bilancio di Regione Lombardia, Fabrizio Cecchetti: “non si tratta di una novità, quello che stupisce però è l'indifferenza generale con la quale vengono accolte queste cifre”. Per l'esponente leghista quindi, i casi sono due: “O al Mezzogiorno c'è un'insolita concentrazione di geni, cosa che con il normale buon senso si può escludere in partenza, oppure esiste un vero e proprio abisso fra i parametri di valutazione delle scuole del Mezzogiorno rispetto a quelli degli istituti settentrionali”.

I PIU’ BRAVI AL CLASSICO

Tornando ai dati del Miur, per quanto riguarda la distribuzione delle votazioni per tipo di scuola risulta che gli studenti dei licei classico e scientifico si aggiudicano le votazioni più alte (in particolare al classico i 100 e i 100 e lode: 10,2% e 2,3%). Il 60 è stato dato di più agli istituti professionali (13,5%), agli istituti tecnici (13,4%) e al liceo linguistico (12,5%). Scorrendo il dato nazionale, la maggior parte degli studenti ha preso un voto tra il 60 e il 70 (31,6%) e quelli che hanno preso un buon voto tra 80 e 90 sono comunque più dei promossi con il minimo dei risultati (16,7% contro il 10%). Delle regioni con più 60 il primo posto se lo aggiudica la Campania (12,4%), seguono il Lazio (11,6%), la Sicilia (11,5%), il Molise e la Basilicata (11,2%).

PIU’ PROF DI SOSTEGNO RISPETTO AI DISABILI

Il dicastero di viale Trastevere ha anche reso pubblico il rapporto tra docenti di sostegno e alunni disabili: diminuisce di poco rispetto all'ultimo anno scolastico 2010/2011, ma aumenta negli ultimi 10 anni. Nell'a.s. in corso il rapporto medio italiano è dell'1,99: era del 2 nel 2010/2011 e del 2,01 nel 2009/2010, ma dell'1,95 nel 2008/2009, quando la Gelmini si è insediata. Dieci anni fa era dell'1,70 e dell'1,91 cinque anni fa.

A livello numerico secondo il Miur i docenti di sostegno non sono stati mai così tanti negli ultimi 10 anni: quest'anno hanno raggiunto quota 96.089 (erano 94.430 nel 2010/2011). Negli ultimi anni sono aumentati però gli alunni disabili certificati, passati dai 172.114 del 2006 agli attuali 191.037.

MENO PROF, MENO PRECARI

Il servizio statistico ha infine aggiornato il quadro numerico sui docenti: a fronte di 778.736 insegnanti complessivi, lo scorso anno erano il 14,9% del totale (115.753). Mentre nel 2006/2007 se ne contavano il 3% in più: erano, infatti, il 17,9% pari a 152.375. Ne risultano, quindi, quasi 40.000 in meno. Per Francesca Puglisi, Responsabile Scuola Pd, “diminuisce la percentuale di precari, ma diminuiscono in termini assoluti gli insegnanti. Quindi ci sono meno precari, perché, semplicemente Gelmini li ha tagliati”. Di parere opposto Giorgio Rembado, presidente Anp: "la precarietà ci consente di gestire gli aspiranti alla docenza, ma è anche un elemento al limite della patologia. Comporta che i docenti - conclude Rembado - arrivino in cattedra a 40 anni suonati o con forti demotivazioni per il lungo insegnamento saltuario".