Un autentico scandalo dal blog di Giorgio Israel, 7.10.2011 Nel Bestiario Matematico n. 15 ho dato un esempio di un quiz “matematico” demenziale contenuto nella batteria delle cinquemila domande proposte come preselezione per il concorso a dirigente scolastico. Ma la lettura, sia pure veloce, delle domande riserva sorprese di ogni tipo. Non si tratta soltanto degli errori di stampa, di merito, di date, ecc. Si tratta di molto peggio. In certi casi, si tratta di mancanza di logica elementare. Per esempio, a una domanda circa le attività alternative all’ora di religione la risposta esatta sarebbe che esse debbono essere garantite dall’istituzione e sarebbe falso dire che «nell’impossibilità di organizzarle gli alunni che ne hanno fatto richiesta possono esserne esonerati». Già, ma se è “impossibile” organizzarle gli alunni ne sono automaticamente esonerati, in quanto queste non esistono!... Dal nulla si è automaticamente e inevitabilmente esonerati… Difatti, in tutte le scuole in cui è impossibile garantire le attività alternative (e sono la maggioranza), gli alunni escono prima o fanno quel che vogliono, cioè sono “esonerati”… Ma chi è il maestro di logica che ha scritto questa roba da Ispettore Clouseau? E che dire di quest’altra trovata? Nella situazione in cui un insegnante formula la seguente ipotesi di ricerca da indagare: «il rendimento in matematica dipende dall’intelligenza più nei maschi che nelle femmine» la risposta esatta è: «la variabile indipendente è l’intelligenza, la variabile dipendente è il profitto in matematica, la variabile moderatrice è il genere». Inutile dire che le risposte sbagliate sono quelle in cui le variabili dipendente, indipendente e moderatrice sono permutate in modo diverso. Ma la vera questione è: che razza di idea demenziale è definire l’intelligenza una variabile indipendente? Absit iniuria verbis… Passiamo alla domanda su come deve essere l’ambiente scolastico. Risposta esatta: “pulito, accogliente, sicuro”. Risposta sbagliata: “pulito, salubre, accogliente, sicuro”. Già, perché lo dice la Carta dei servizi scolastici, 1995… Quindi, se il dirigente scolastico predisponesse un ambiente non soltanto pulito, accogliente e sicuro, ma anche salubre commetterebbe un marchiano errore. Roba da cacciarlo. L’ambiente deve essere pulito, accogliente e sicuro, ma può essere insalubre, per esempio umidissimo o appestato di fumi… E se accogliente e pulito include salubre che senso ha definire sbagliata la seconda risposta?... Passiamo alla valutazione. Si afferma che in un esercizio valutativo è importante la terzietà del valutatore «per evitare che distorca i risultati a proprio favore». A proprio favore? Ma che scemenza è mai questa? Casomai ci aspettiamo che li distorca in funzione delle proprie idee, nel peggiore dei casi in funzione dei propri pregiudizi. Ma che lo faccia “a proprio favore” è un modo di esprimersi da ignoranti. Lo farà forse per interesse personale, magari per far quattrini? Forse la lingua batte dove il dente duole. Altra affermazione demenziale: La valutazione è oggettiva se è pubblica e trasparente mentre sarebbe falso dire che è oggettiva se vi è concordanza di giudizio di due valutatori. Insomma, questa è l’idea di “oggettivo” di questi signori: basta che io valuti in modo pubblico e trasparente, indipendentemente dal fatto che valuti assolutamente a vanvera e secondo le mie idiosincrasie personali, purché le spiattelli in modo pubblico e trasparente, sono “oggettivo”… No comment. E poi: Quale forzatura si compie facendo la media tra due voti? Si assume l’esistenza di un’unità di misura definita….. Magnifico: guarda come casca l’asino… Allora lo sanno che il vero problema nella valutazione è l’assenza di un’unità di misura e che questo introduce un elemento di soggettività ineliminabile! Esattamente quel che accade nella batteria. Un trionfo di arbitrarietà. Quel che è più grave è che siamo di fronte a un’orgia di ideologia. Il preside ideale, quello che risponde a tutte le domande, secondo questa “batteria”, è un adepto del più piatto, conformista, ottuso costruttivismo pedagogico. Deve anche aderire nel modo più servile alle più grandi scemenze sui Disturbi Specifici di Apprendimento, e persino essere un cultore delle “opere” dei teorici di questa insigne disciplina. Roba da regime. Non a caso, il documento pretende che il futuro dirigente dia risposte preconfezionate a domande epocali su cui ogni opinione dovrebbe essere legittima, per esempio “su quale definizione di cultura, tra le seguenti sia oggi maggiormente condivisa all’interno delle scienze sociali”. Insomma deve sapere cos’è cultura secondo il verbo della burocrazia ministeriale. E, sempre in tema di cultura, si noti questa perla: Cosa si intende per subcultura? Un sistema di valori, attitudini, modi di comportamento e stili di vita di un gruppo particolare, che si distingue ma allo stesso tempo è legato alla cultura dominante della società (e non inferiori e retrogradi rispetto alla cultura dominante).
Perfetto, questa è la descrizione della congrega che ha stilato
questa raccolta demenziale: un gruppo che esprime un sistema di
valori legato alla cultura dominante nel ministero. Per noi – ci
duole – resta una “subcultura” nel senso comune del termine. |