il caso Profumo: più tirocinio per i giovani insegnanti Il ministro: non è tempo di rivoluzioni, miglioriamo l’esistente Guido Tiberga La Stampa, 27.10.2011
torino Profumo, al Carignano, non doveva esserci, ma il titolo del convegno che si stava dipanando sulla scena («Si può salvare la scuola italiana? Chi, come, quando?») era troppo invitante perché il neo-ministro potesse tenersi fuori. Una telefonata a Ugo Cardinale, il preside che coordinava i lavori, il tempo di far annunciare ai microfoni «una sorpresa in arrivo» e, intorno a mezzogiorno e mezzo, il ministro si è presentato inaspettato ospite. I toni del ministro, incassati gli applausi di rito, sono pacati: questo non è tempo di rivoluzioni, ha detto agli altri relatori: lo storico Luciano Canfora, il matematico Sandro Graffi, l’economista Andrea Ichino, il demografo Alessandro Rosina, la sociologa Chiara Saraceno, il linguista Raffaele Simone, l’insegnante precaria Giusi Marchetta. Non è tempo di cambiamenti radicali - fa capire il ministro neppure per un settore in grave difficoltà come la scuola. Non ci sono soldi per scardinare il sistema dalla fondamenta, bisogna cercare di rendere migliore quello che c’è, aspettando tempi meno difficili. Per tre quarti d’ora il pubblico professori, presidi, studenti - ha ascoltato l’ex Rettore del Politecnico enunciare i punti essenziali di quello che si potrebbe definire ilprogamma per la scuola del professore ministro. «Nell’attuale situazione economica riforme strutturali sarebbero insostenibili - ha riassunto Profumo - ma dobbiamo cercare di eliminare le disfunzioni per migliorare l’esistente». Che cosa si può fare, dunque? Questo il piano programmatico di Profumo: «Attivazione del Tirocinio Formativo Attivo per i giovani laureati, sistema di reclutamento cadenzato e regolare per prevenire i ritardi e i problemi del precariato; sistema di valutazione delle scuole, secondo gli impegni presi a livello europeo, non per censurare, ma per offrire un sistema di monitoraggio che sia di aiuto al miglioramento del servizio; trovare risorse “altre” (perché al momento nella scuola non si può fare altro che risparmiare e ridurre gli sprechi) e investirle nella sicurezza degli edifici». Tema quest’ultimo ancora piuttosto caldo a Torino, tre anni dopo il crollo al liceo Darwin che ha provocato la morte di uno studente e dove la Provincia ha da poco concluso un check delle strutture, scoprendo che per ovviare a tutte le situazioni potenzialmente pericolose «servirebbero novanta milioni di euro». Soldi che, al momento, non ci sono. |