Soldi pubblici alla ricerca privata

di Dario Bressanini Il Fatto Quotidiano, 25.11.2011

Coop sta spedendo ad alcuni suoi fornitori una richiesta di adesione al progetto GenEticaMente, “un Programma di sviluppo e innovazione della Fondazione Diritti Genetici, l’ente scientifico più autorevole in Italia in tema di valutazione dei rischi/benefici dell’ingegneria genetica”. Il documento mi è stato inoltrato da una persona che desidera rimanere anonima. No comment su quel più autorevole”. Il progetto GenEticaMente ha in passato scatenato una serie di polemiche sui media (vedi qui, qui, qui, qui e qui tra gli altri)

Il documento continua con

“A regime, il Polo scientifico GenEticaMente prevede l’attività di tre Piattaforme di innovazione: ricerca, formazione e comunicazione scientifica.

In particolare svilupperà la frontiera scientifica delle “biotecnologie soft” alternative agli Ogm, con specifico riferimento alla Mas (Marker Assisted Selection – selezione assistita da marcatori), superando l’annoso dibattito Ogm sì/Ogm no che da anni monopolizza la ricerca e la comunicazione nel settore biotech.

Oggi l’Italia e l’Europa possono imprimere una svolta alla ricerca nella genetica agraria: abbandonare la strada impervia del transgenico, rischiosa e non socialmente condivisa, e sviluppare la via italiana ed europea all’innovazione genetica in agricoltura.”
 

Ora, la Mas è una tecnica biotecnologica ormai ben rodata, usata da tempo, e per nulla “alternativa” agli Ogm. E’ piuttosto complementare. Diciamo, senza entrare nel dettaglio, che è una tecnica moderna di selezione genetica. La transgenesi si usa nei casi in cui la Mas e le altre tecniche non si possono usare. Tanto per chiarire, tutte le aziende biotech che investono in Ogm investono anche nella Mas, vedi qui ad esempio Monsanto con il frumento. Consiglio anche la lettura di questo bell’articolo (Back to the future of cereals pubblicato su Scientific American) a firma di scienziati della Syngenta che spiegano perché stanno investendo anche nella Mas. Non si capisce da dove arrivi questa definizione di “biotecnologia soft” visto che, ad esempio, i prodotti della Mas possono essere brevettati o comunque protetti legalmente tanto quanto gli Ogm. Ma non è questo il luogo per entrare nel dettaglio di come funziona la Mas. Volevo invece parlare di finanziamenti.

Continua il documento

“Il progetto sta trovando una condivisione senza precedenti a livello di partners istituzionali:

  • Presidenza del Consiglio: la Fondazione ha sottoscritto un Protocollo di Intesa con sette Ministeri (Beni Culturali, Ricerca scientifica, Ambiente, Agricoltura, Sviluppo economico, Affari esteri, Politiche comunitarie)

  • Regione Lazio

  • Regione Puglia

  • Comune di Roma

  • Comune di Ladispoli

Partners privati del progetto sono Coop Italia ed i fornitori Coop che intendano investire nella qualità e nell’innovazione.”

Chiariamo subito che una azienda privata, quale Coop o i suoi fornitori, può dare soldi a chiunque per qualsiasi progetto senza doversi giustificare con nessuno. Tanto più che, come segnala il documento ai fornitori, “le erogazioni liberali con una precisa destinazione (in questo caso il progetto GenEticaMente) hanno una deducibilità senza limite della donazione sul reddito d’impresa dichiarato.”

Quello che invece mi irrita è che vengano usati soldi pubblici in modo non trasparente per finanziare un ente privato. Il programma di ricerca a parole è interessante

“GenEticaMente svilupperà vari progetti di ricerca in campo agroalimentare, con particolare riferimento al miglioramento di varietà vegetali d’importanza commerciale rappresentative dell’eccellenza italiana, focalizzando l’attenzione in particolare sui caratteri di resistenza alla siccità e sul miglioramento delle caratteristiche qualitative, organolettiche e/o salutistiche

Ad esempio:

• Miglioramento delle caratteristiche organolettiche: nel caso del Pomodoro da tavola è stato possibile identificare marcatori associati ai caratteri genetici che presiedono al sapore del frutto.

Lo stesso è possibile anche per Frutta rossa e altri prodotti ortofrutticoli.”

Ora, se io ricercatore pubblico voglio ottenere un finanziamento alla mia ricerca, non è che posso andare dal mio amico sindaco o dal mio amico presidente della regione e farmi dare dei soldi “ad personam”. Devo presentare un progetto scientifico molto dettagliato a una istituzione che ha deciso di finanziare la ricerca, spiegare che cosa voglio fare, mostrare che il progetto è fattibile in pratica, mostrare che io sono in grado materialmente di portarlo a termine e con quali strumenti (per dire, non so neppure se GenEticaMente possiede dei laboratori di ricerca), mostrare il mio curriculum scientifico, elencare le mie pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali per mostrare che sono compentente, e infine (fondamentale) dovrò competere con altri gruppi che vogliono anche loro essere finanziati, e magari hanno un progetto migliore del mio.

Ogni tanto si viene finanziati, altre volte no. Ma questa è la procedura standard come ogni ricercatore al mondo sa bene (e che in Italia troppo spesso non funzioni così è una triste verità). Il tutto con una valutazione trasparente della ricerca. O almeno così dovrebbe andare, e un ente pubblico dovrebbe essere tenuto a fare un bando di gara prima di distribuire finanziamenti per la ricerca. Soprattutto quando li eroga ad un entre privato. In italia abbiamo degli istituti di genetica agraria pubblici prestigiosissimi, e che sarebbero stati sicuramente contenti di concorrere per dei finanziamenti per l’utilizzo della Mas (che magari usano già da anni) per il miglioramento genetico del “pomodoro da tavola” o della “frutta rossa”.

Da quello che leggo sul documento pare invece che alcune istituzioni pubbliche abbiano deciso di finanziare una ricerca privata senza alcun tipo di trasparenza e senza un bando pubblico di concorso. Quanti soldi hanno dato e per fare che cosa? Non si sa. O almeno io non lo so. Ma cercando sul web qualche cosa si trova, anche se molto frammentario.

Qui ad esempio, nella Finanziaria del 2009 della Regione Lazio, all’art. 24, si stanzia un finanziamento di 600mila euro (sticazzi!) per partecipare alla Fondazione Diritti Genetici. Non è dato sapere se e come questi siano poi stati erogati e con quali risultati. Avete idea di quanti dottorati di ricerca avrebbe potuto finanziare una università pubblica con quei soldi? Altri 100mila nel 2010 e nel 2011, se interpreto bene la tabella a pagina 54 (o forse rientrano nei 600mila, non mi è chiaro).

Sulla regione Puglia in rete non ho trovato nulla che riguardasse i finanziamenti, ma mi piacerebbe molto sapere il Presidente Vendola che finanziamenti ha erogato. La regione Sicilia pare abbia contribuito con 50mila euro.

Sono sicuro che sia tutto perfettamente legale e che le varie amministrazioni regionali e comunali abbiano il diritto formale di erogare quei finanziamenti. Se Coop vuole finanziare chi non mi pare abbia grande esperienza scientifica sulla Mas faccia pure, son soldi suoi. Ma quando si tratta di finanziare la ricerca scientifica con soldi pubblici, la strada da seguire non è certo quella dei finanziamenti “ad personam” ad un ente privato.

Le leggi “ad personam” mica sono solo quelle pro Berlusconi.