Governo Monti/3.
Da Gelmini a Profumo. Quale (dis)continuità?

da TuttoscuolaNews, n. 512 21.11.2011

La condizione pregiudiziale posta dallo schieramento di opposizione per aprire una nuova fase politica è stata negli ultimi mesi, settimane e giorni, con insistenza crescente, quella della ‘discontinuità’.

La discontinuità era riferita essenzialmente alla prosecuzione del governo guidato da Silvio Berlusconi, e si traduceva nella richiesta prioritaria di dimissioni dell’esecutivo da lui presieduto. Ma si può dire con eguale sicurezza che la richiesta di discontinuità fosse riferita anche ai contenuti dell’azione di governo, almeno riguardo agli stringenti impegni presi a livello internazionale dal governo italiano per far fronte alla crisi finanziaria?

La risposta è più no che sì proprio per la scarsa negoziabilità di tali impegni, che però il governo Berlusconi non era visibilmente in condizione di onorare sia perché diviso al proprio interno per i veti della Lega (per esempio in materia di pensioni) sia perché non in grado di reggerne le conseguenze sul piano del conflitto politico e sociale.

La discontinuità sarà quindi più politica che programmatica nei principali settori dell’attività di governo, dalla politica estera a quella economica. Lo si vede bene anche nella politica scolastica: ben difficilmente il governo Monti potrà fare marcia indietro su materie come i tagli di personale, la riforma degli ordinamenti scolastici, la riforma dell’università, la politica della ricerca.

Il ministro Profumo potrà però impiegare le sue eccellenti doti di ricercatore e di manager, riconosciute dallo stesso predecessore Gelmini (che lo aveva portato alla guida del CNR), per rendere più razionale, efficace, trasparente e attenta ai valori del merito tutta l’immensa attività amministrativa tuttora di competenza del Miur, che si è dimostrata un punto sempre più debole negli ultimi anni. Anche a parità di risorse si può fare meglio, molto meglio. Anzi, a questo punto si deve.