Docenti e Ata sempre più poveri:
nell’ultimo anno stipendi fermi

di A.G. La Tecnica della Scuola, 29.11.2011

Eppure il costo della vita è aumentato di oltre il 3%. Reggono il peso dell’inflazione i dipendenti in divisa: militari, forze dell’ordine e vigili del fuoco. A sostenerlo è l’Istat. Nella Scuola sorridono solo quelli che hanno ricevuto lo scatto automatico.

Gli stipendi degli insegnanti e delle unità di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario sono sempre più magri. A sostenerlo è l'indice delle retribuzioni contrattuali rilevato dall’Istat e reso pubblico il 29 novembre. Ebbene, se tra ottobre 2010 ed ottobre 2011 il costo medio della vita si è innalzato di oltre 3 punti percentuali, l’Istituto nazionale di statistica ha rilevato che l’incremento stipendiale globale è stato pari solo a circa la metà: l’1,7 per cento.

Se però si vanno a guardare i macrosettori il discorso cambia: le retribuzioni orarie contrattuali del mese scorso hanno fatto registrare un incremento tendenziale dell'1,9 per cento per i dipendenti del settore privato e dello 0,6 per cento per quelli della pubblica amministrazione. La forbice si allarga ancora di più se si considerano i singoli comparti lavorativi: nell’ultimo anno i militari ed i dipendenti del ministero della Difesa hanno ad esempio goduto di un aumento medio del 3,7 per cento. Hanno coperto l’inflazione anche le forze dell'ordine (+3,5 per cento), i vigili del fuoco e gli addetti alla produzione di gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi (per entrambi +3,1 per cento).

E la scuola? Per trovarla, sempre scorrendo la lista degli incrementi compartimentali rea pubblica dall’Istat, bisogna arrivare sino in fondo: il milione di dipendenti del comparto istruzione, assieme a quello degli altri ministeri, delle regioni e autonomie locali e del servizio sanitario nazionale non hanno fatto registrare alcuno scostamento.

Nel comparto scuola gli unici a salvarsi, anche se l’Istat non lo rileva, sono coloro che hanno ottenuto lo scatto stipendiale automatico (su quest’anno ancora non si anno notizie). Per le buste paga della gran parte di coloro che operano negli istituti, invece, dalle nessuna novità. E così si andrà avanti per i prossimi due anni.