Nel mare di lettere aperte a Profumo,
le poche cose, ma buone, che ci attendiamo

Pasquale Almirante AetnaNet 22.11.2011

Ci sono passate, nel corso di qualche giorno, un bel po' di lettere aperte al ministro Profumo che, se dovesse dare ascolto a ciascuna di essa e a ciascun consiglio in esse formulato dare corso, si troverebbe in un bel pasticcio. Ma abbiamo anche passato sul nostro sito lettere di apprezzamento e compiacimento sulla sua persona, e nelle quali si esprimeva tanta aspettativa e un sospiro di sollievo per non avare più a che fare con la passata amministrazione che oggettivamente ha avuto il solo merito di consentire al nostro amico catanese, Guglielmo la Cognata e alla sua dolcissima collega, di indire il famoso premio: “Gelmini sarta subito, più si taglia e più si raglia”. Altri meriti non ne cogliamo e sicuramente per nostra grave colpa e miopia culturale per le quali ci scusiamo.

Tuttavia, sull'onda di tante lettere al nuovo ministro, anche a noi è passata per la testa l'idea di scrivergliene una accalorata e con dei consigli per togliere di mezzo il precariato soprattutto e poi per ridare un po' più di libero spazio ai docenti che da qualche anno a questa parte sono costretti a seguire dettami e normative feudali, mentre tra capo e collo si aspettano le regole gelminiane della valutazione del loro operato e della scuola con procedure farraginose, bizantine e giocoliere, nel senso del funambolo e dell'equilibrista.

Certamente questa materia, visto che è stata oggetto della lettera all'Ue del passato Governo, sarà fra le prime iniziative che il nostro Profumo dovrà prendere e di concerto con altri ministri e innanzitutto, come sempre, col collega del Tesoro. E proprio queste scelte saranno il banco di prova per capire se c'è continuità o se si vuole imboccare una via diversa rispetto a prima, per il cui tracciato certamente anche noi, modestamente e umilmente, abbiamo una nostra precisa, ideale bussola le cui coordinate un giorno o l'altro lanceremo su questo sito, ma solo per quel che vale e nella speranza di aprire almeno un dibattito.

E in attesa di capire meglio, forse la prima cose che vorremmo mettesse in opera sarebbe la ripresa delle contrattazioni sindacali, interrotte da Brunetta e con il beneplacito dei sindacati cosiddetti concertativi. Ma dovrebbe pure cercare di dare spiegazioni, dal suo punto di vista, sul blocco degli scatti di anzianità: cosa penserebbe di proporre ai suo colleghi ministri e al Parlamento?

E per i precari? Anche questo tema sarà un banco di prova sopra il quale si gioca la suo finora universale acclarata credibilità e in modo particolare il bando dei concorsi a cattedra o l'attivazione, secondo numeri accettabili e non più ballerini o sibillini, dei Tfa attorno a cui già sono iniziate le danze di guerra tra abilitati e no.

Una cosa tuttavia potrebbe realizzare da subito, visti gli esiti disastrosi dell'ultimo concorso a ds e vista pure l'inchiesta dell'Espresso che sembra documentata e attendibile: chiudere il Formerz Spa e dirottare quei 5 milioni di euro (sottratti alle risorse pubbliche solo per tenerlo in piedi e per pagare gli stipendi da nababbo ai suoi funzionari) per stabilizzare altri precari che lavorano coi nostri figli e tirano la sempre più grave carretta della scuola pubblica italiana. Un opera buona, di giustizia sociale e di equità: a che serve questo altro carrozzone se non a sottrarre risorse senza nulla o pochissimo dare? Non è meglio assicurare allora 1.300 euro mensili (il presidente di Formez pare ne prenda 20mila al mese) ai nostri giovani insegnanti nella prospettiva di crearsi una famiglia?

Ma non finisce qui. Un altro colpo d'ala veramente importante potrebbe essere quello di annullare in radice l'attuale concorso a dirigente scolastico che, per quanto ci risulta, oltre a essere inficiato da irregolarità e da miriadi ricorsi al Tar, a cominciare dagli ammessi con riserva e finire agli esclusi dalle prove, non consentirebbe per i prossimi anni l'assegnazione di una sede perchè il dimensionamento le ha falcidiate, mentre i suoi costi abnormi, stimati intorno a 45 milioni di euro, potrebbero anch'essi servire per creare altri posti per i nostri sempre presenti e arrabbiati precari o per ripristinare gli scatti di anzianità o per adeguare gli stipendi all'inflazione aprendo la contrattazione sindacale. Ma si potrebbero destinare pure per implementare i concorsi a cattedra o anche per aggiustare qualcuna delle tante scuole che cadono a pezzi.

E in alternativa all'attuale concorso a ds, la vera svolta epocale in tutti i sensi, e che farebbe entrare il nostro Profumo negli annali dei grandi riformatori, sarebbe quella della elezione diretta del preside da parte dei collegi dei docenti e del personale delle scuole autonome. Oltre al risparmio sostanzioso, un segnale di democrazia diretta, di maturità politica per i docenti, di fiducia nel loro ruolo di intellettuali e di guida per i giovani. Un modo anche per avvicinare la scuola alle università e un modo per dare vera autonomia alle istituzioni scolastiche: una cittadella democratica guidata da un preside eletto, all'interno delle città guidate da un sindaco eletto anch'esso.

 

Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org