Quei bambini che vanno a scuola
e studiano in Italia, ma non sono italiani...

da Tuttoscuola, 23.11.2011

Ieri, durante l'incontro al Quirinale con la Federazione delle chiese evangeliche, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è tornato su un tema delicato, relativo alla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia: "Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un'autentica follia, un'assurdità. I bambini hanno questa aspirazione".

Il tema era stato recentemente sollevato dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani nel discorso alla Camera dei Deputati durante la dichiarazione del voto di fiducia a Monti: “Abbiamo centinaia di migliaia di figli di immigrati che pagano le tasse, vanno a scuola e parlano italiano e che non sono né immigrati né italiani, non sanno chi sono. È una una vergogna", nel quale Bersani si rivolgeva espressamente alla Lega, che resta fortemente contraria a qualsiasi ipotesi di modifica dell'ottenimento della cittadinanza. In particolare, l'ex ministro Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord teme che questa idea possa essere “il 'cavallo di Troia' che, utilizzando l'immagine dei 'poveri bambini', punti invece ad arrivare a dare il voto agli immigrati prima del tempo previsto dalla legge...".

Le obiezioni della Lega sono condivise da gran parte del PdL, che rileva che il tema della cittadinanza è fuori dall'agenda del governo. Al contrario, il fronte del sì coinvolge, oltre al Pd, i partiti centristi dell'Udc e Fli, l'Idv, e la sinistra extraparlamentare di Sel.

Resta il fatto che, aldilà degli opposti schieramenti, il richiamo deciso del presidente della Repubblica potrebbe portare il tema della cittadinanza alle attenzioni del Parlamento. In particolare, si registra, dopo l'intervento di Napolitano, un disegno di legge depositato dal senatore del Pd Ignazio Marino e firmato da 113 senatori (tutto il Pd, Idv e alcuni del Terzo Polo) che modifica la legge del 1992 e assegna la cittadinanza ad ogni nato in Italia indipendentemente da quella dei genitori.