L'intervento

I nodi di Profumo

 Pasquale Almirante La Sicilia, 20.11.2011

Quante montagne dovrà scalare il nuovo ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, per ridare speranza alla scuola? Tante crediamo e con zaini pesanti, constatato che le valanghe dei precari, delle riforme epocali per tagliare materie e ore curricolari, delle classi pollaio, delle scuole fatiscenti, delle risicate classi di concorso, degli accorpamenti, dei Tfa, dei concorsi e delle graduatorie, accatastati tutti dalla precedente gestione e lasciati in bilico tra i giudici del lavoro, i Tar e le proteste, possono travolgerlo. Sicuramente non avrà a disposizione fondi per pensare a nuovi immissioni in ruolo, sfoltendo così le GaE, ma potrebbe fpensare alla predisposizione di una legge, promessa da anni dalla Gelmini, per il reclutamento e che migliaia di giovani neolaureati e altrettanti insegnanti supplenti privi del titolo attendono con spasimo. E aprendo questo fronte dovrà vedersela con la legge sulla formazione iniziale dei docenti e i Tfa che, a fronte degli oltre 26.000 posti prefigurati dalle università, il Miur ne avrebbe messi a disposizione solo 12.772.

Ma c'è poi l'altra delicata questione che Berlusconi inserì nella lettera portata all'Ue, dove si prometteva di premiare le scuole efficienti (e le meno virtuose di conseguenza al macero) e di valorizzare il ruolo dei docenti, “elevandone impegno didattico e livello stipendiale”. Se Gelmini aveva in mente un meccanismo di valutazione per le singole scuole affidato all'Invalsi e a elementi in parte esterni, mentre per i docenti un marchingegno contestatissimo da consegnare ai dirigenti e a gruppi di docenti eletti dal colleghi, il nuovo ministro dovrà stare attento a non seguire la stessa strada, ma cercare caminamenti nuovi e condivisi dai professori se vuole accondiscendenza e pure onorare gli impegni del passato Governo con l'Europa. Se intende poi puntare sulla qualità della istruzione e premiare il merito, come la gran parte dei docenti richiede, non può fare a meno di imbroccare sentieri scoscesi per raggiungere la montagna: corsi di aggiornamento seri; ridefinire i compiti, le strategie e gli obiettivi degli organismi di valutazione; riconsegnare agli ispettori (da anni sono scomparsi perfino dalle citazioni) il compito per cui Casati a fine 800 li istituì. Che sono le famose tre gambe su cui si sarebbe dovuto reggere tutto il nuovo sistema scolastico ma che è rimasto sulla carta, ad eccezione delle propagande gelminiane che hanno inneggiato al merito e a una premialità fittizia di cui nessuno si è accorto. Scalate ripide dunque per il ministro Profumo, se vuole ridare speranza alla istruzione pubblica, benchè la vetta appaia troppo distante: vedremo.