Lavorare imparando, di Anna Maria Bellesia La Tecnica della Scuola, 26.11.2011 È questo il paradigma di Job&orienta 2011, “salone nazionale” dell’orientamento tenutosi a Verona dal 24 al 26 novembre. Particolarmente apprezzato l'intervento in videoconferenza del ministro Profumo. Quest’anno tre sono le novità, tutte nel segno dell’integrazione fra teoria-pratica, scuola-mondo del lavoro: il Testo unico dell’apprendistato entrato in vigore il 25 ottobre 2011, il completamento del riordino degli Istituti Tecnici e Professionali, l’avvio degli Istituti Tecnici Superiori. Da un lato, la riforma dell’apprendistato mira a trovare una soluzione al preoccupante tasso di disoccupazione giovanile fra i 15 e i 24 anni, che ha raggiunto la percentuale del 29%, una delle peggiori d’Europa. Dall’altro, il riordino dell’istruzione tecnica e professionale si pone l’obiettivo di rimediare al disallineamento fra domanda e offerta di lavoro, l’assurda contraddizione per cui i giovani non trovano lavoro mentre le imprese non trovano le figure professionali di cui hanno bisogno. Serve imparare attraverso l’esperienza concreta per una preparazione globale, teorica, pratica e personale. Alternanza scuola-lavoro, tirocini e stage sono il fulcro delle Linee guida per il II biennio e il V anno. L’idea “rivoluzionaria” dell’ASL come collaborazione scuola-impresa è nata nel 2001 ed è entrata nella legge 53/2003, come ha ricordato Valentina Aprea, presidente della VII Commissione Cultura della Camera dei deputati, intervenuta al convegno sul nuovo apprendistato. Oggi questa modalità innovativa di fare formazione nel secondo ciclo è in forte crescita (+ 14% degli istituti, + 26% degli studenti, + 13% dei percorsi). Eppure il termine è già “vecchio”, come sostiene Aviana Bulgarelli, direttore generale dell’Isfol, più propensa a parlare di “integrazione” scuola-lavoro. Infine gli Its, percorsi di alta specializzazione a livello terziario, sono il nuovo soggetto istituzionale che rappresenta un modello innovativo di governance, in cui scuole, università, aziende, enti locali diventano partner di un comune progetto. Finora lo sforzo per farli decollare è stato notevole, sul piano culturale ma anche economico, dal momento che le fondazioni di partecipazione ricevono fondi per la maggior parte ministeriali, poi regionali, e contributi di privati. Forse proprio in ragione delle notevoli risorse investite, il neo ministro Francesco Profumo, intervenuto in videoconferenza alla seconda convention nazionale in materia, che si è tenuta il 25 novembre, si è dimostrato convinto ma prudente. Sottolineata l’importanza per lo sviluppo del Paese dell’avvio di un sistema di formazione che in altri paesi d’Europa è collaudato da almeno un decennio, ha lasciato intravedere la possibilità di soluzioni ottimali e “più aggreganti” rispetto all’attuale realizzazione di una fondazione per ciascuno dei 59 Its. |