Il TFA è un inganno per tutti

Emanuele Bruschi, coordinatore ADIDA da Orizzonte scuola, 5.11.2011

Nell’incontro del 3 novembre tra il MIUR e i maggiori sindacati si è avuta una triste conferma della situazione confusa in cui versa lo stato dei lavori per l’avvio dei TFA (Tirocini Formativi Attivi). Mentre si conferma infatti l’esistenza di una diatriba con gli atenei per stabilire il numero dei posti disponibili, di cui si discute da mesi, e, in assenza dei decreti autorizzativi, si continua a tergiversare su di una serie di questioni inerenti aspetti nodali della strutturazione del nuovo percorso di formazione, paradossalmente il MIUR dà per imminente l’indizione della procedura di selezione.

Tutto ciò avviene ignorando totalmente la realtà della scuola italiana. E’ bene ricordare infatti che dal 2007, anno dell’ avvio dell’ultimo ciclo SSIS, il Governo italiano non è stato in grado di assicurare alcuna modalità di formazione iniziale e di abilitazione, quindi, a supplire alla mancanza di personale abilitato sono stati chiamati diversi insegnanti dalla graduatoria di istituto non abilitati, molti dei quali con esperienze di insegnamento precedenti. A costoro il Ministero si rifiuta di dare qualsiasi riconoscimento formale e sostanziale, negando qualsiasi priorità nella nuova formazione rispetto a tutti gli altri cittadini che volessero tentare questa strada, neanche attraverso un sistema di punteggio relativo ai titoli di servizio. Questa scelta viene giustificata con un bisogno di meritocrazia che, però, non vale nei confronti di chi ha ottenuto il riconoscimento della propria abilitazione, conseguita in paesi comunitari attraverso mini corsi organizzati in Italia senza alcuna selezione ma con prezzi decisamente poco accessibili. Una meritocrazia a senso unico nei confronti dei meno abbienti.

Ma il TFA, nel modo in cui verrà strutturato, sarà un vero e proprio inganno per tutti, così come è ingannevole il fatto stesso di annunciarlo continuamente senza poi riuscire a realizzarlo. Le sue conseguenze negative per il sistema scolastico si avvertiranno negli anni a venire mentre il disastroso impatto che avrà su tutti i docenti precari della scuola sarà imminente.

La situazione dell’accesso alla professione docente, già abbastanza ingarbugliato, sarà infatti arricchito da una nuova categoria di aspiranti. Si tratterà appunto del cospicuo numero di nuovi abilitati che, però, non solo non avranno diritto al posto di lavoro, poichè il TFA è pensato solo per la formazione, ma non si saprà neanche in quale graduatoria inserirli in quanto non esiste attualmente un canale di reclutamento definito per legge. Avremo così un’altra categoria o sottocategoria di precari. E’ bene ricordare che esistono oggi in Italia i precari abilitati inseriti in graduatoria ad esaurimento, i precari abilitati con corsi straordinari e abilitazioni europee fuori da questa graduatoria e i precari non abilitati. Domani ad essi si aggiungeranno i precari abilitati con il TFA. Tutti a litigarsi le briciole di un lavoro che viene sbandierato, tolto agli uni e dato agli altri, nella confusione più generale, a danno della continuità didattica e della qualità dell’insegnamento.

La ricetta più semplice sarebbe stata alla portata anche di un bambino. Si sarebbe dovuto prima provvedere a formare e selezionare esclusivamente i precari non abilitati con lungo servizio di insegnamento per valorizzare la loro esperienza e dare stabilità e dignità a queste persone, e poi gradualmente aprire nuove possibilità agli altri nel quadro di una rivisitazione complessiva del Reclutamento volta soprattutto a semplificare la faccenda. Sarebbe stato semplice ma questo Governo preferisce complicare i problemi invece di risolverli, pur di danneggiare i lavoratori precari, sfruttandoli solamente e cedere ad oscure manovre di spartizione di numeri con i potentati universitari, sbandierandoli falsamente come futuri posti di lavoro.

Questa è la verità che non può essere smentita e questo è ciò che devono sapere tutti i giovani che sperano in questo lavoro e che rischiano diessere nuovamente illusi.


Promozione e valorizzazione del capitale umano

L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti;

si valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo);

si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento.

Si amplieranno autonomia e competizione tra Università.

Si accrescerà la quota di finanziamento legata alle valutazioni avviate dall’ANVUR e si accresceranno i margini di manovra nella fissazione delle rette di iscrizione, con l’obbligo di destinare una parte rilevante dei maggiori fondi a beneficio degli studenti meno abbienti. Si avvierà anche uno schema nazionale di prestiti d’onore.

Da ultimo, tutti i provvedimenti attuativi della riforma universitaria saranno approvati entro il 31 dicembre 2011.

Le pensioni

Nella attuale legislatura la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali choc negativi.

Grazie al meccanismo di aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita introdotto nel 2010 (art. 12 commi 12-bis e 12-ter, DL 78/2010, come modificato con art. 18 comma 4, DL 98/2011), il Governo italiano prevede che il requisito anagrafico per il pensionamento sarà pari ad almeno 67 anni per uomini e donne nel 2026.

Sono già stati rivisti i requisiti necessari per l’accesso al pensionamento di anzianità. Tali requisiti aumenteranno gradualmente fino ad arrivare a regime a partire dal 2013. Questi requisiti sono in ogni caso agganciati in aumento all’evoluzione della speranza di vita.