SCUOLA Bonfanti (Portofranco): scuola, allunni stranieri e cittadinanza, basta un titolo a fare integrazione? Alberto Bonfanti il Sussidiario 25.11.2011 La cittadinanza automatica ai figli degli stranieri nati in Italia non conferirebbe automaticamente una patente di "italianità". Va da sé, di conseguenza, che l’ipotesi ventilata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – che ha auspicato che il Parlamento prenda in seria considerazione l’eventualità di legiferare in tal senso – necessità di premesse a paletti affinché non si provochino danneggiamenti all’equilibrio sociale. La pensa così anche Alberto Bonfanti, docente di Storia e Filosofia alle superiori e Presidente dell’Associazione Portofranco Milano; che, raggiunto da ilSussidiario.net, afferma: «Fare in modo che chi è nato in Italia possa avere la cittadinanza italiana, mi sembra un’iniziativa ragionevole. Ovviamente, questo implica che la cittadinanza non corrisponda esclusivamente a un titolo, ma a un desiderio effettivo di integrazione, di conoscenza della nostra cultura e delle nostre tradizioni; oltre che di confronto, pur nella conservazione della propria identità». In ogni caso, va sottolineato che, in genere, questi aspetti sono desideri sono già presenti nei ragazzi stranieri: «del resto – continua -, posso assicurare, in base alla mia esperienza, che i figli degli immigrati, di norma, vogliono integrarsi». Come procedere, quindi? «Lo Stato, le istituzioni, o i singoli – chiunque abbia a che far con decisioni che riguardano i figli degli immigrati – non deve aver paura, anzitutto, di partire dalla propria identità culturale, storica e religiosa», dice Bonfanti. «Solamente – continua – da questa premessa può nascere un’ipotesi di confronto con chi ha una tradizione diversa e di riconoscimento di quanto, invece, si ha in comune». Poste, dunque, le premesse, occorre passare all’agire. «Credo che si possa mettere a punto una forma, ad esempio, di verifica della conoscenza della lingua italiana. Alcuni, poi, propongono la conoscenza della Costituzione. Tuttavia, si tratta di nozioni che si apprendono proprio andando a scuola». Per l’appunto, l’integrazione scolastica, spesso, non è esente da problemi. Generati, in genere, dalla folta presenza di alunni stranieri che non conoscono la nostra lingua, in numero eccessivo rispetto a quelli italiani. Alcuni, pensano che limitare il numero di stranieri per ciascuna classe corrisponda a una forma di razzismo. «Credo che si tratti, semplicemente, di una misura di buon senso. Laddove il numero degli stranieri dovesse essere eccessivo, infatti, si darebbe origine a un’integrazione al contrario…». |