Governo Monti/4. da TuttoscuolaNews, n. 512 21.11.2011 Il problema del sistema educativo è che, cambiato il Governo, i problemi rimangono gli stessi. Le cose potranno cambiare solo se non continueremo a fare tutto allo stesso modo. Il futuro della scuola dipende non tanto dalla protesta generalizzata contro i tagli di organico del personale e delle risorse finanziarie, ormai già fatti, ma dal coraggio di coloro che sono pronti a impegnarsi per costruire un sistema d’istruzione meno complicato e più partecipato nella gestione. Il sistema d’istruzione vive una situazione di precarietà ed ha bisogno che cambino le condizioni in cui oggi si trova ad operare. Bisogna superare le disomogeneità degli esiti formativi degli studenti sparse a macchia di leopardo sul territorio. Poiché la qualità non è un’esclusiva di un’area territoriale, il punto decisivo è superare la tradizionale governance amministrativa non più in grado di organizzare l’offerta formativa del sistema educativo in relazione alle reali esigenze della domanda sociale e dei contesti territoriali. Di riforme della scuola in questo ultimo decennio a livello legislativo se ne sono fatte molte. Ma di per sé una legge non è garanzia di un cambiamento culturale. Nessuna delle riforme nella sua traduzione attuativa amministrativa ha contrastato il progressivo abbandono della selezione meritocratica e concorsuale, che rappresenta uno dei veri punti di forza di un programma di miglioramento dei livelli di qualità del sistema educativo. Le modalità di gestione amministrativa del servizio d’istruzione hanno bisogno di grandi cambiamenti per essere efficaci, per ridare slancio all’istituzione scuola, oggi stanca e sfiduciata. Da questo scenario occorre che si muova il nuovo ministro, e con lui tutta la scuola, avendo la consapevolezza che il successo è organizzazione, strategie lungimiranti, ma principalmente il frutto della somma dell’impegno personale al servizio dell’istituzione, dell’interesse generale e non dell’interesse di parte o contingente. |