Manifestazioni

Scuola, aria di occupazioni
Ma i presidi frenano la protesta

«Niente assemblee con finalità politiche». Tam tam su Facebook, nei cortei, già si grida: «Occupy the school» Manifestazioni

Federica Cavadini Il Corriere della Sera, 21.11.2011

Gli studenti del collettivo ResisTenca su Facebook parlano di «pre-occupazione» al liceo di Porta Volta. Mentre la preside scrive ai ragazzi e ai genitori per comunicare che di assemblee «con finalità politiche (quale può essere un'assemblea con motivazioni lontane dalle problematiche scolastiche)» nella sua scuola non se ne faranno. Il clima è questo.
Un anno fa in questi giorni si apriva la stagione delle occupazioni nei licei e nelle scuole superiori, i primi collettivi a muoversi furono quelli del liceo Caravaggio, del Volta, del Leonardo. Arrivò la polizia a sgomberare, decine gli studenti denunciati (ma poi i giudici archiviarono, perché non ci fu violenza in quelle occupazioni milanesi contro la riforma Gelmini).

Venerdì scorso, nella giornata di protesta degli studenti, già durante il corteo il «Coordinamento dei collettivi» invitava i ragazzi a organizzare occupazioni e autogestioni «per riprenderci la scuola che ci stanno togliendo». Lo slogan sui loro volantini è «Occupy the school». Quello di Rete Studenti è e anche questo gruppo ha in programma assemblee tutti i lunedì, «per coordinarci assieme e iniziare le occupazioni all'interno delle nostre scuole», scrivono sul sito. Nelle riunioni dei collettivi, dai licei ai tecnici, il tema all'ordine del giorno è questo. Ma non è detto che la maggioranza degli studenti sia a favore delle occupazioni, potrebbero votare per assemblee o cogestioni. Il dibattito ci sarà. E arriverà nelle stanze dei presidi e nei consigli d'istituto. Al Tenca una richiesta di assemblea è già stata inoltrata ed è rimbalzata. Al Berchet il preside Innocente Pessina ha rifissato i paletti, quello che si può e che non si può fare all'interno della scuola.

«Le regole ci sono, basta rispettarle», taglia corto anche Anna Maria Indinimeo, alla guida del Feltrinelli e del Giorgi, che vuole dire 1800 ragazzi. «In alcune scuole le occupazioni sono un appuntamento fisso, in altre, come le mie, no. E non perché i miei studenti siano meno impegnati - spiega la preside - Piuttosto, cercano altre forme di dialogo e di protesta. Il nostro compito è ascoltarli, avere sempre la porta aperta ma chiedere il rispetto delle regole. L'occupazione è sempre esclusa. Se vogliono spazi e tempo per confrontarsi va bene, ma nelle regole. Non si beve, non si fuma, non entrano esterni».

Occupazione esclusa, anche per il preside del liceo classico Beccaria che racconta l'esperienza dello scorso anno. «Gli studenti avevano discusso fra loro e alla fine avevano scelto altre forme di protesta, all'esterno della scuola, poi avevamo concordato tre giornate di cogestione. L'occupazione mai perché significa rottura con la scuola». Ma i ragazzi dei collettivi anche quest'anno sono mobilitati. Venerdì quelli del ResisTenca hanno chiuso con catene e lucchetti gli ingressi del liceo minacciando di occupare la scuola. Minaccia rientrata. O solo congelata.