I TAGLI

Insegnanti, torna la scure
A rischio altre 1400 cattedre

Prime indicazioni del ministero per il prossimo anno scolastico. I sindacati: «Il Veneto paga doppio». L'assessore Donazzan: «Non accetteremo sperequazioni sui numeri»

Elfrida Ragazzo da Il Corriere del Veneto, 10.3.2011

VENEZIA - Sono millequattrocento insegnanti in meno per le scuole pubbliche del Veneto: da quelle dell’infanzia alle superiori. Una nuova scure sta per abbattersi sulla regione, figlia dell’ultima tranche dei tagli governativi all’istruzione pubblica decisi nel 2008 dal governo Berlusconi, in aggiunta a quelli già operati dall’esecutivo Prodi. L’ipotesi, stando a elaborazioni su dati del ministero dell’Istruzione, è che per il prossimo anno scolastico il Veneto debba far saltare 1400 posti (1398 per l’esattezza), anche se la decisione definitiva non è ancora stata assunta e molto dipenderà dalle «trattative» che si avvieranno ai tavoli tecnici, nelle riunioni di coordinamento e infine nella conferenza Stato- Regioni. Proprio per questo, al momento l’assessore veneto all’Istruzione Elena Donazzan non fa commenti sui numeri: «I dati - dice - mi sembrano non verificabili, stanno rimbalzando cifre incredibili ». Tuttavia, il rischio che la scuola veneta perda ancora moltissime cattedre è elevato: nella nostra regione l’organico passerebbe da 46.582 docenti a 45.184. In particolare, la scuola dell’infanzia perderebbe 34 posti (da 3764 a 3730), le primarie 748 (da 17.367 a 16.619), le medie 143 (da 10.658 a 10.515) e le superiori 541 (da 14.827 a 14.286).

«Non accetterò sperequazioni di alcun tipo - sottolinea Donazzan - vigilerò perché il Veneto venga trattato come tutte le altre regioni ». Il timore, infatti, è che alcuni territori riescano a perdere qualcosa in meno. A mettere in guardia dal pericolo è la parte sindacale del mondo scolastico, che sta già monitorando la situazione. «Il problema è che non partiamo da un punto di equilibrio - osserva il segretario vicentino dello Snals, Doriano Zordan - perché il Veneto è una regione doppiamente bastonata. Ogni anno vengono stanziati quasi 90 milioni di euro per la formazione professionale, che viene finanziata per una parte (circa 50 milioni) dai fondi sociali europei e per la restante porzione (40 milioni) dall’ente regionale, con i soldi dei cittadini veneti. Soldi che le altre regioni non spendono poiché non hanno attivato percorsi analoghi». Inoltre, analizzando le riduzioni partendo dall’analisi del rapporto alunni-docenti, lo Snals nota alcune differenze.

«Secondo i nostri calcoli - continua Zordan - il rapporto tra studenti e insegnanti nel Veneto nell’anno scolastico in corso è pari a 11,74: uno dei più alti in assoluto. E’ partendo da qui che sosteniamo che i futuri tagli saranno insostenibili: ci sono regioni in cui, anche a fronte di riduzioni pari alle nostre o addirittura più cospicue, rimarranno comunque più insegnanti rispetto a noi». Smorza però i toni l’assessore Donazzan: «Negli anni scorsi siamo riusciti a recuperare docenti anche facendo cambiare gli indicatori utilizzati per i tagli. Il prossimo sarà l’ultimo anno quanto a tagli importanti e poi c’è una prospettiva: il ministro dell’Istruzione, Maristella Gelmini, ha dichiarato che in 7-8 anni verranno assorbiti in ruolo tutti i precari. Comunque, se le ipotesi per il Veneto non saranno rispondenti alla realtà del territorio, daremo battaglia. Anche se - conclude - non potremo vedere soddisfatti tutti i nostri desiderata ».