Gelmini: Gli insegnanti sono troppi.
Per questo guadagnano poco

da Tuttoscuola,  13.3.2011

"La cosa più importante che ho imparato a scuola è ad amare il mio Paese, l'Italia". Ad affermarlo è il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, intervenuta nel programma 'Che tempo che fa' in onda stasera su Raitre. Il ministro ricorda che "la scuola è stato un collante fondamentale per il nostro Paese" ed è "contenta che si festeggi il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Sono dispiaciuta che le scuole rimarranno chiuse, visto che avevano lavorato per molti mesi al 17 marzo. Alcune manifestazioni abbiamo dovuto anticiparle e qualcosa è  stato anche annullato".

Per la Gelmini "sicuramente la scuola è un luogo che forma i cittadini di domani e anche l'amore per il proprio Paese nasce lì".

"Sono pagati pochissimo perché sono troppi, sono quantitativamente superiori al fabbisogno". Così il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, replica a chi sostiene che gli insegnanti italiani vengano pagati poco. Il ministro ricorda che un insegnante di scuola superiore con 15 anni di anzianità "guadagna 20 mila euro in meno del collega tedesco. Questo non è giusto, ma se si aumenta il loro numero all'infinito sono proletarizzati".

Il ministro spiega che nella riforma non ci sono tagli alla scuola, "ma tagli agli sprechi. Mi sentirei in colpa se avessi tagliato sulla qualità della scuola, non ho licenziato nessuno, ma abbiamo contenuto la pianta organica e liberato risorse che hanno permesso di non bloccare gli scatti di anzianità per gli insegnanti".

Inoltre, ricorda che "la spesa nella scuola è aumentata del 30% negli ultimi 10 anni. Sono quasi 200 mila i bidelli, vengono spesi 600 milioni per le imprese di pulizia, ci sono più bidelli che carabinieri per avere delle scuole sporche". Per la Gelmini la scuola "deve tornare a essere un ascensore sociale" ma per farlo "bisogna cambiare le regole".

Per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno "c'è un problema di distribuzione" mentre si dice favorevole al fatto che ci siano investimenti privati nelle università. "Non c'è nulla di male - sottolinea - se i privati entrano nei consigli di amministrazione delle università. Bisogna superare la contrapposizione tra pubblico e privato".

Infine il ministro accusa molti di protestare a difesa della scuola pubblica e poi di mandare i propri figli nelle scuole paritarie: "Molti di quelli scesi in piazza per la scuola pubblica poi mandano i figli alle paritarie - ha affermato il ministro - La trovo una incongruenza e forse vuol dire che non hanno poi tutta questa fiducia nella scuola pubblica".