scuola

A chi servirebbe davvero un po’ di yoga,
al Miur o agli studenti?

Alberto Fornari il Sussidiario 31.3.2011

Promette il benessere psico-fisico e per questo ha successo. E adesso fa capolino nelle scuole italiane, dove punta a diventare una tendenza. Lo yoga è una antichissima pratica che in occidente si è affermata soprattutto nei suoi aspetti fisici e quindi, per la nostra mentalità, cade nell’ambito motorio-sportivo. Ora, “lo sport fa bene” è un assioma inconfutabile, quasi come “l’acqua è bagnata” o “di mamma ce n’è una sola”. Peccato che sia falso, ma un’antica confusione, alimentata ad arte, mette in difficoltà la nostra ragione nel riconoscerlo.

Intere generazioni, da De Coubertin in qua, si sono adoperate per alimentare un mito, cioè una costruzione ideale autoreferente e salvifica, in grado di accogliere e sublimare le aspirazioni umane. E, complice la universale crisi delle religioni, ci sono in buona parte riusciti. Tanto che, di fronte alle innumerevoli varietà di scandali che investono lo sport (esattamente come ogni altra attività umana!) ci vien da dire che quello non è vero sport, lì lo sport è stato tradito, lo sport è rimasto vittima... Insomma, lo consideriamo quasi come la personificazione di una realtà che si muove immacolata nella storia. Ma questo equivale ad affidarci ad esso, a cedergli la nostra soggettività. Ed è proprio qui il cuore dell’inganno: lo scambio tra soggetto e oggetto. Lo sport non fa bene, ma neanche male; non fa proprio, perché è uno strumento, e come per ogni strumento tutto dipende da chi lo utilizza.

Nacque così nel XIX secolo nei college inglesi ad opera di educatori cristiani (anche qui, incorreggibili!) che preoccupandosi dell’educazione dei giovani cominciarono a prendere sul serio anche la loro corporeità. Rielaborarono giochi ed esercizi preesistenti, codificarono, inventarono: e nacque lo sport, saldamente nelle loro mani, altro che mito. E nella storia si può talora riconoscere l’emergere del filone educativo o di quello “idealistico”, seppure intrecciati e contaminati come solo gli uomini sanno fare.

Ritornando allo yoga nelle scuole, la promessa è che sia la panacea che coniuga divertimento, rilassamento e concentrazione, con possibili sbocchi di alta spiritualità. La proposta lascia perplessi, esattamente per le ragioni di cui sopra: non una parola sul soggetto, tutto è affidato alla disciplina in sé. Ma l’educazione non è un incontro tra due libertà? Altrimenti si chiama addestramento, roba per intelligenti quadrupedi.

E, battuta a parte, sembra proprio che la maggiore preoccupazione verso i nostri studenti sia quella di elaborare ricette sempre più sofisticate che possano garantire la “produzione” di individui perfettamente equilibrati. Ogni tanto ne salta fuori una, magari sull’onda della moda. Senza nulla togliere allo yoga, che è disciplina serissima, il rischio è evidente.

Un’ultima notazione riguarda l’atteggiamento del Miur, che sembra abbia stipulato un protocollo con le principali associazioni italiane di yoga. Molto interessante perché sottende il riconoscimento del valore di realtà esterne alla scuola ed offre loro la possibilità di collaborare: è un inizio di sussidiarietà. C’è da chiedersi come verrà realizzata perché, se è in ombra la soggettività, delle scuole come delle associazioni yoga, il pericolo è che non si realizzino collaborazioni, bensì deleghe in bianco. Esattamente come accade in moltissime scuole elementari in cui l’ora di “motoria” viene appaltata alla società sportiva, di calcio, volley, basket... della zona.

E così la medaglia si mostra nelle sue due facce: o si mitizza, o si snobba. Comunque in modo acritico.

La scuola italiana è atavicamente allergica allo sport (e ci sono ben precise ragioni storiche che spiegano questa posizione), considerato di fatto un fenomeno culturale inferiore. Non volendone approfondire le ragioni, ma non potendo disinteressarsi del tutto, la nostra scuola vuole trattarlo senza “sporcarsi” le mani. Col risultato che l’educazione fisica e lo sport nella scuola fanno piangere e il percorso educativo (con tanti limiti, ma reale) fatto dai bambini e ragazzi nelle società sportive non è in alcun modo considerato.

Ma con lo yoga sarà sicuramente diverso.