Gelmini: la scuola reggerà
nonostante i tagli

"Ventimila cattedre soppresse perché inutili".
Pd e Idv: vuole demolire la pubblica istruzione

Corrado Zunino la Repubblica 7.3.2011

ROMA - Nessun problema per la prossima ondata di tagli alla scuola: 19.700 cattedre in meno per la stagione 2011-2012 (nel triennio 2009-2011, alla fine, saranno 87.400) e una flotta di professori di medie e superiori pensionati e non sostituiti. Nessun problema per il taglio delle ore di lezione per gli studenti, lo stallo dei docenti precari non assunti, come raccontato ieri da Repubblica. Il ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini, appena presentato il libro di favole dedicato alla figlia attingendo alle storie popolari recuperate dalle pro loco d´Italia, da Ca´ Foscari, Venezia, assicura: «La scuola è in grado di reggere. Abbiamo previsto un ridimensionamento della pianta organica legato al fabbisogno effettivo di cattedre», spiega ricordando il piano di riordino previsto nella finanziaria del 2008, il taglio Tremonti organizzato per abbassare la quota stipendi nel budget a disposizione della scuola: oggi il personale costa il 94 per cento del bilancio del ministero.

«Nel tempo abbiamo avuto un proliferare di cattedre non proporzionato al numero degli studenti», dice ancora la Gelmini. «Non licenziamo nessuno perché nella pubblica amministrazione non si può e non si deve licenziare nessuno. Si tratta di contenere l´aumento del numero delle cattedre accumulato di anno in anno senza una ragione precisa: oggi questi esuberi non ce li possiamo permettere». I precari? «Abbiamo siglato accordi con molte Regioni per favorire comunque l´impiego all´interno della scuola del personale precario. Il governo ha deciso, poi, di bloccare l´insorgere di nuovo precariato controllando il numero degli ingressi e facendo in modo che questo combaci con il numero effettivo di professori necessari. Ci siamo tenuti larghi, gli ingressi saranno il 30 per cento in più dei professori necessari». Chiude la Gelmini: «La scuola non ha la capacità di fare occupazione all´infinito, diversamente ne va di mezzo la qualità. La scuola serve innanzitutto agli studenti, a formare la classe dirigente di domani e quindi sono indispensabili gli investimenti nella qualità, non solo nel numero degli insegnanti. E alla scuola, poi, abbiamo chiesto lo stesso sacrificio che abbiamo imposto all´università, alla pubblica amministrazione, a tutti i comparti dello Stato. Si deve ridurre la spesa ordinaria e favorire gli investimenti in qualità».

Il Pd attacca, attraverso Francesca Puglisi: «Certo che la scuola è in grado di reggere anche quest´ultimo taglio, come l´asino a cui il contadino smise di dare da mangiare. I primi giorni reggeva benissimo, sembrava anzi più tonico, poi morì. L´obiettivo del governo, ormai è chiaro, è uccidere la scuola pubblica». Maurizio Zipponi, responsabile lavoro e welfare dell´Italia dei valori: «In un triennio sono stati tagliati 132mila posti di lavoro e quasi 25mila precari, in due anni, hanno perso l´incarico annuale. Se a questo si aggiunge la riduzione degli stipendi agli insegnanti ci si rende conto di una volontà scientifica di demolire la scuola pubblica mentre, contemporaneamente, vengono finanziate le parificate».

Crescono, intanto, le adesioni alla manifestazione di sabato prossimo a Roma che al titolo originario, la difesa della Costituzione, dopo le frasi del premier sugli «insegnanti che inculcano» ha visto affiancarsi la "difesa della scuola pubblica". Il segretario del Pd, Pierlugi Bersani, ha già annunciato la presenza del partito e così l´Italia dei valori, Sinistra e libertà, i verdi e la sinistra oggi fuori dal Parlamento. Ci saranno la Cgil, alcuni sindacati di base e diverse associazioni. Divisi gli studenti universitari.