Inno di Mameli a scuola: di Reginaldo Palermo La Tecnica della Scuola, 17.3.2011 I tagli si concentrano in 4 regioni: Sicilia, Lombardia, Campania e Lazio. In termini percentuali il peso maggiore lo pagheranno Basilicata e Molise dove è più evidente il calo demografico. Tutti i tagli regione per regione. Potrebbe non avere vita facile il progetto di legge sull’insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell'istruzione. Nel corso della discussione svoltasi in Commissione Cultura della Camera il 16 marzo, la Lega ha detto chiaramente che i propri parlamentari voteranno contro il provvedimento. L’onorevole Paola Goisis ha sottolineato come l'inno di Mameli non sia stato ancora adottato ufficialmente, mediante un atto normativo, quale inno nazionale e ha anche evidenziato come, in realtà, la piena unità territoriale italiana sia stata conseguita soltanto dopo la prima guerra mondiale, con l'annessione di molti territori prima assoggettati al dominio straniero. Senza trascurare una piccola “lezione” di storia: “Al momento dell'unificazione, il Regno di Napoli presentava già un certo sviluppo industriale e aveva già una delle prime ferrovie: ciò a testimonianza del fatto che occorrerebbe un insegnamento maggiormente oggettivo della storia d'Italia”. A nulla sono valsi gli apprezzamenti espressi dai rappresentati del PD, dell’Udc e dell’Idv dichiaratisi tutti favorevoli al progetto di legge presentato da Valentina Aprea a nome del Pdl. Il deputato della Lega Davide Cavallotto si è addirittura spinto a chiedere che in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'unità del Paese bisognerebbe piuttosto riconoscere ufficialmente la lingua piemontese e ha ricordato fra l'altro che “il primo intervento del re nel neo istituito Parlamento nazionale fu fatto proprio in tale lingua”. Se la proposta di legge dovesse arrivare in aula, potremmo quindi trovarci di fronte al paradosso di un voto favorevole dell’opposizione e di un voto contrario di una parte della maggioranza. |