La scuola statale e la Costituzione
negata ai tecnici e professionali

Franco Labella da l'Unità, 1.3.2011

Come al solito ci siamo sbagliati ed abbiamo capito male. “Ancora una volta la sinistra ha travisato le mie parole, non ho mai attaccato la scuola pubblica”. Parole non del giovane Ministro, stavolta, ma addirittura del Presidente del Consiglio. L’eterna smentita dopo l´esternazione di sabato al congresso dei Cattolici riformisti, quando davanti alla platea di militanti delle parrocchie e monsignori, si era scagliato contro i «professori che cercano di inculcare principi contrari a quelli delle famiglie». Ovviamente si riferiva ai sessantottini professori della scuola statale chè quelli delle private e paritarie, invece, per definizione, sono probi e ligi. In questi giorni mi sto occupando, con i miei studenti di seconda, dei diritti etico-sociali, la parte della Costituzione che tratta appunto di famiglia, salute e scuola. Me ne sto occupando, per l’ultima volta, in seconde classi di un Liceo Linguistico. Dall’anno prossimo le seconde classi di questo indirizzo come quelle di tutti i Licei ed i Trienni di Tecnici e Professionali interessati al riordino gelminiano, non studieranno più il Diritto e la Costituzione. Quando arrivo a commentare l’art. 33, terzo comma, della Costituzione (“Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato) m’arriva implacabile la domanda: “Ma prof. e allora perché si finanziano le scuole private?”. Fino a sabato scorso m’affannavo a spiegare le diverse posizioni ed interpretazioni anche di quelli che pensano che la Costituzione non sia stata violata in quella norma. Oggi m’adeguo: “Cari ragazzi , è tutto un travisamento….. avete capito male voi quello che c’è scritto nella Costituzione” Una considerazione finale: forse il Paese è diventato incompatibile con le smentite. Contano i fatti.

I fatti

L’Italia ha una serie di record in materia di istruzione e sarebbe perciò ingiusto non dare a Cesare (il giovane Ministro Gelmini) quel che è di Cesare. Siamo l’unico Paese fra quelli europei, Grecia compresa, a: aver tagliato pesantemente in tutti i settori e gradi dell’istruzione, dal maestro unico fino al riordino delle Superiori e senza parlare dell’Università; aver eliminato lo studio del Diritto nelle scuole superiori alla faccia delle Raccomandazioni europee in materia di competenze civiche; aver attivato la materia che non c’è e che non viene valutata “Cittadinanza e Costituzione”. Aver avuto provvedimenti governativi in materia di istruzione (da ultima la sentenza della Corte Costituzionale su “coda” e “pettine” v. Spicchi precedenti) regolarmente caduti sotto la censura della giustizia amministrativa ed ordinaria (ad esempio sui tagli agli insegnanti di sostegno). Ma i giudici sono “comunisti” e non contano. S’attendono smentite. Magari di Capezzone. In quel caso pubblicherei uno Spicchio d’aglio forse poco saporito. Confezionato con le sentenze di TAR, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale. L’aglio, l’ho scritto nella prima puntata di questa rubrica, fa tanto bene ma è pure tanto indigesto…….

Spicchi precedenti

Le regole del calcio e la Corte Costituzionale

A volte gli studenti sorprendono per l’acutezza e la saggezza di certe osservazioni.
In una mia classe, qualche tempo fa, per spiegare il ruolo della Corte Costituzionale anche in relazione ai conflitti di attribuzione, l’avevo paragonato a quello di un arbitro di calcio.

Dopo l’ennesima accusa del Presidente del Consiglio di essere un organo di parte e l’annuncio della proposta di modifica costituzionale delle regole relative al supremo organo di garanzia, un mio allievo che legge i giornali e studia il Diritto per capire meglio la realtà, un paio di giorni fa, mi ha detto: “Professo’ ma allora ci avete detto una cosa non esatta. C’avete detto che la Corte è come un arbitro di calcio. Ma mica prima che finisce la partita si possono dare regole all’arbitro diverse da quelle che c’erano fin dall’inizio della partita….”

Ho accettato di buon grado di passare per uno che non conosce il calcio e manco il diritto costituzionale.

Perché non c’è stato bisogno di leggere l’intervento sulla questione di Gustavo Zagrebelsky per convenire che all’arbitro non gli puoi dare del “cornuto” (o del “comunista”) e pretendere pure che arbitri come conviene a te.

Lo capiscono pure i giovani studenti.

Ed è per questo, forse, che è meglio che non studino più il Diritto e la storia costituzionale. Vero Ministro Gelmini?

La festa e i regali

Negli ultimi Spicchi avevo riportato la posizione del giovane Ministro Gelmini contrario a solennizzare la festa del 17 marzo con la chiusura delle scuole.

Ora, per fortuna , si è deciso diversamente e festa sarà.

Gli studenti, anche quelli che, grazie al giovane Ministro, da quest’anno non studiano più il Diritto e la storia costituzionale, non andando a scuola si chiederanno perché e cosa ricorre il 17 marzo.

Le feste si accompagnano anche ai regali.

Perché il giovane Ministro Gelmini il 17 marzo non ne fa uno al Paese e agli studenti?
Potrebbe presentare in quel giorno, in un Consiglio dei Ministri straordinario, un disegno di legge.

Quello che istituisce la disciplina “Cittadinanza e Costituzione” con valutazione autonoma.

Quella vera però, non il bluff attuale. Magari si convincono anche Bossi e Calderoli, i Ministri contrari alla festa dell’Unità nazionale.