Andrea Camilleri agli studenti
"Lottate per difendere la scuola"

"Non sono qui per dirvi leggete ma vivete"

 La Stampa, 30.3.2011

ROMA
«Scendete in piazza per difendere l’istruzione e il lavoro, perché su questi due elementi si fonda il benessere di un Paese e non sul Pil». Con questo invito è cominciato l’incontro che, oggi pomeriggio, Andrea Camilleri ha tenuto con gli studenti dell’Università degli studi di Roma tre. «La situazione in cui versa l’Italia -ha continuato lo scrittore rivolgendosi ai giovani, che lo hanno accolto con una standing ovation- è simile a quella di una persona che sta precipitando da un grattacelo, ma si consola dicendo ad ogni piano: “fin qui tutto bene”. A consolarci sono persone che, come Frattini, ci dicono che non dobbiamo soffrire della sindrome dall’esclusione, se l’Italia non partecipa al meeting di ieri, a cui hanno preso parte gli Usa, la Francia, la Gran Bretagna e la Germania».

«All’età di 85 anni mi sembra di vivere in un’epoca dominata dal paradosso», ha rincarato l’autore, per poi aggiungere: «sarà mai possibile che stiamo discutendo sull’importanza della scuola e dell’acqua pubblica, come se fossero prodotti qualsiasi. Tutto questo dimostra la pericolosa deriva democratica in atto. Ho visto con fiducia però la vostra protesta non contro una riforma, ma una contro riforma dell’università che non voleva fare altro che tagliare i finanziamenti».

«Ma noi abbiamo perso però, la riforma è passata», gli ha risposto uno studente. «Solo gli eroi epici non vengono mai sconfitti - ha sottolineato Camilleri -. Le battaglie si possono perdere, e noi democratici ne abbiamo conosciute di sconfitte. Non dobbiamo arrenderci però, ma per farlo non dobbiamo mai perdere la coerenza e la fiducia nell’uomo».

«Perché la cultura - ha precisato lo scrittore - non vuol dire solo frequentare biblioteche. La cultura è il prossimo, risiede anche in quei tanti crocifissi che stanno popolando Lampedusa. Io non sono qui per dirvi leggete ma vivete, e fatelo con gli occhi aperti, assorbendo quello che vi accade intorno senza lasciarvelo scivolare addosso». Ricordando il periodo del fascismo, Camilleri ha poi spiegato che la sua generazione «non ha avuto una cosa molto importante che voi però avete, cioè internet. Senza la rete non ci sarebbero mai state le rivolte nei Paesi arabi. Il web, che premetto io non so usare, permette ai popoli di comunicare e se le persone comunicano riescono a trovare modi migliori per stare insieme».

«Noi però - ha affermato lo scrittore, ex militante del Partito comunista - avevamo le ideologie. Oggi queste mi sembra che siano state sostituite dal volontariato, che è una cosa importantissima, ma non trascurate l’impegno politico. E ricordate che la militanza può essere fatta anche fuori dai partiti, ormai decotti». Solo di due cose però Camilleri ha detto di sentire la mancanza, «cioè dell’apporto intellettuale di Sciascia e Pasolini, perché avevano il potenziale di risvegliare le coscienze e rimettere in moto l’opinione pubblica».