Ma già oggi è emergenza pochi presidi, Alla fine a pagare sono le famiglie: si moltiplicano le richieste di contributi volontari Salvo Intravaia la Repubblica 7.3.2011 ROMA - La Gelmini sostiene che la scuola «è in grado di reggere» i tagli. Sì, ma come? Dall´inizio dell´anno ad oggi, l´elenco delle proteste di insegnanti, alunni e genitori è lunghissimo. L´ultima in ordine di tempo è quella delle associazioni dei dirigenti scolastici, che si sono rivolte al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A settembre saranno almeno 3 mila le scuole italiane senza un dirigente stabile. Il ministero non ha ancora bandito il concorso promesso dalla Gelmini entro il 2010. E un terzo delle scuole italiane verrà governato da un preside "reggente", che ha già un´altra scuola. Sono già rimasti a casa invece, senza incarico e stipendio, 25 mila precari della scuola migliaia, per effetto delle 87.400 cattedre tagliate in un triennio. E mancano all´appello ancora quelli di quest´anno. Ma i tagli non riguardano soltanto il personale. Ne fanno le spese, è il caso proprio di dirlo, le famiglie ogni giorno. Proprio qualche settimana fa, in occasione dell´iscrizione al nuovo anno scolastico, quasi tutti i genitori si sono visti consegnare i bollettini per il versamento "volontario", che può arrivare anche a 200 euro. Per non parlare dei materiali di prima necessità che mamme rassegnate e pazienti papà portano a scuola: acqua minerale, carta igienica, sapone per le mani e carta per le fotocopie. Nella scuola che "regge" non riescono ad avere pace neppure gli alunni disabili. La Corte costituzionale ha recentemente bocciato i tagli indiretti all´organico di sostegno operati dal ministero, che deve assegnare tutti gli insegnanti necessari e non un numero prestabilito. Le famiglie che si sono rivolte al Tar hanno riavuto il maltolto: circa 4mila posti in più. Anche parecchi genitori alla ricerca di una prima elementare a tempo pieno (con 40 ore di lezione a settimana) sono rimasti delusi. Secondo calcoli sindacali, quest´anno sono rimasti senza lezioni pomeridiane almeno 150 mila bambini. Le famiglie che se lo potevano permettere si sono rivolte alle scuole private, le altre si sono dovute accontentare di 30 ore settimanali. Il tutto, mentre gli alunni vengono stipati nelle classi come sardine. E il Tar Lazio, sull´onda della prima class-action contro una pubblica amministrazione, intima al ministero di evitare le classi pollaio: quelle con oltre 25 alunni. Ma nelle prime ginnasiali le classi scoppiano: a Viterbo e Pavia si sfiorano i 29 alunni per classe. Intanto, le scuole cadono a pezzi: 28 plessi scolastici su 100 necessitano di urgenti interventi sui solai. Ma Comuni e Province, stritolate dal Patto dio stabilità, non sanno che pesci prendere. E solo a febbraio, il tetto è crollato in tre scuole: due in Sicilia e una vicino a Roma. In queste condizioni, gli insegnanti non vedono l´ora di scappare: nonostante regole più stringenti, hanno chiesto di andare in pensione da settembre oltre 27 mila docenti, il 14 per cento in più di un anno fa. |