Gli alunni disabili pagano
il conto dei tagli due volte

di Pippo Frisone  ScuolaOggi, 28.3.211

Soltanto un anno fa, dalle colonne di Scuola Oggi denunciammo lo scandalo degli inserimenti multipli per ogni classe, degli alunni diversamente abili nelle scuole della Lombardia.

Erano dati agghiaccianti quelli del 2009/10, riferiti alla Lombardia, onore e vanto d’una classe dirigente che governa oramai ininterrottamente da parecchi anni, il Comune di Milano, la Regione, il Governo nazionale.

Siamo sicuri che la situazione nel corso del 2010/11 sia andata peggiorando anche perché la causa che stava all’origine , i tagli agli organici, sono aumentati parallelamente all’aumento della popolazione scolastica, compresa quella degli alunni diversamente abili.

Per dare l’idea di cosa stiamo parlando, riportiamo gli ultimi dati resi noti dal Miur per l’as 09/10:

LOMBARDIA

Infanzia: 13 sezioni con 3 disabili a sezione

Primaria:175 classi con 3 disabili per classe
35 classi con + di 3 disabili

Media : 264 classi con 3 disabili per classe
38 classi con + di 3 disabili

Superiori:166 classi con 3 disabili per classe
44 classi con + di 3 disabili
26 classi con + di 4 disabili

MILANO

7 sezioni con 3 disabili a sezione

33 classi con 3 disabili per classe
14 classi con + di 3 disabili

113 classi con + di 3 disabili per classe
13 classi con + di 3 disabili

58 classi con 3 disabili per classe
13 classi con + di 3 disabili
5 classi con + di 4 disabili

Totale in Lombardia 761 classi con 3 e + disabili inseriti per classe ( 1,46% ).


L’inserimento multiplo degli alunni diversamente abili , laddove si poteva e con l’avallo dicompiacenti o disattenti dirigenti scolastici, è stato sistematicamente perseguito in questi ultimi anni dagli uffici scolastici provinciali alle prese con tagli sempre più consistenti e con poche armi a disposizione per far quadrare i conti.

Meno classi con venti alunni e più disabili per classe.

Quello che fino a ieri veniva ufficiosamente suggerito dalla Direzione Scolastica Regionale e messo in atto senza troppo clamore, quest’anno diventa addirittura una direttiva diramata a tutti gli uffici scolastici della Lombardia e quindi a tutti i dirigenti Scolastici.

Una direttiva con una dirompente novità. Si dà indicazioni alle scuole di formare le future classi prime che accolgano alunni diversamente abili nella scuola primaria, senza tener conto dei limiti del dpr.81. Salta così il tetto dei 20 alunni per classe, formando così le predette classi con gli stessi parametri delle classi normali, potendosi queste ultime formare fino a un massimo di 27 alunni!

Al danno anche la beffa ! Non solo la presenza multipla con due e più alunni diversamente abili, laddove è possibile, ma ora ci si spinge oltre fino ad abbattere l’ultima barriera dei 20 alunni per classe pur di far quadrare i conti !!!

E’ chiaro che in queste condizioni non sarà possibile garantire l’ integrazione né ai diversamente abili né agli alunni stranieri ma nemmeno l’attività didattica e la sicurezza all’interno di classi così formate.

Se a tutto ciò si aggiunga la quasi totale sparizione delle ore di compresenza nella primaria, la cronica carenza di docenti specializzati sul sostegno, abbiamo l’esatta dimensione del degrado in cui si sta cercando di far precipitare la scuola primaria, quella che una volta veniva considerata il fiore all’occhiello della scuola italiana.

Ci auguriamo che questa direttiva non abbia alcun seguito, che venga ritirata al più presto, oltre che per la sua reale impraticabilità, per la forte carica discriminatoria che manifesta nei confronti degli alunni più deboli , chiamati a pagare il conto dei tagli due volte: con l’inserimento multiplo e col sovraffollamento delle classi.

Speriamo che alla follia di tagliare nella primaria 1.400 posti, non seguano più altre follie come questa e che ci sia un sussulto di lucidità e ragionevolezza da parte di tutti.

Occorre una moratoria subito che ponga fine ai tagli.

La scuola statale in Lombardia come nel resto d’Italia non può più sopportare i tagli imposti dalla Gelmini.

Ci va di mezzo non solo la qualità che ancora rimane ma il servizio stesso dell’istruzione è messo a rischio e con esso il futuro delle giovani generazioni.