Aprea: L’emergenza educativa
impone un cambio di rotta

da Tuttoscuola,  8.3.2011

L’on. Valentina Aprea (PDL), presidente della Commissione Istruzione della Camera, in una lettera aperta pubblicata su Il Messaggero, entra nel dibattito provocato dalle dichiarazioni del presidente Berlusconi sulla scuola pubblica, evitando, però, prese di posizione polemiche o difese d’ufficio, preferendo parlare di emergenza educativa per un sistema scolastico che, nonostante i numerosi tentativi di riforma, si presenta ancora “elefantiaco, dispendioso ed inefficace”.

“Il nostro apparato scolastico, formalmente omogeneo e uniforme, ha prodotto spesso risultati che hanno accentuato, invece di diminuire, il divario di apprendimento esistente tra studenti di aree territoriali, familiari e sociali diverse.”

Sulla scuola pubblica Aprea non fa sconti, pur affermandone il valore indiscusso nazionale e costituzionale, perché “non è più da tempo uno strumento di uguaglianza delle opportunità educative”. Ma se questo è vero, come uscire da questa emergenza educativa?

Nelle scuole pubbliche un primo passo importante è già stato fatto, dice Aprea: “Nelle scuole pubbliche siamo tornati a scommettere sulle persone e sulle competenze, rafforzando il rigore della valutazione e riaffermando il principio di responsabilità degli studenti”.

Restano, comunque, almeno due interventi primari da realizzare, secondo l’esponente del PDL.

Il primo riguarda lo Stato che “da gestore diretto della scolarizzazione di massa deve promuovere attivamente standard e processi di valutazione e favorire la personalizzazione dei piani di studio per coltivare le eccellenze individuali”, anche se Aprea non si nasconde la difficoltà attuale di raggiungere quell’obiettivo, ma è fiduciosa che il sistema di istruzione, razionalizzato nei suoi carichi di spesa, “produrrà benefici in termini di efficienza e di migliore redistribuzione delle risorse”. Il secondo riguarda i docenti per i quali “la sfida più impegnativa resta quella di una nuova professionalizzazione”; per questo il regolamento sulla formazione iniziale “creerà una nuova generazione di docenti, selezionati in base alle attitudini, più qualificati e più pronti alle sfide globali”. Uno scenario che si concretizzerà, se tutto va bene, fra 5 o 6 anni: un’eternità rispetto alla velocità con la quale cambia il contesto mondiale. Il riordino della formazione iniziale dei docenti che in teoria va bene oggi, potrebbe essere insufficiente tra sei anni, al momento del completamento del nuovo corso di laurea.