Il liceo milanese - La storica scuola e le dimissioni di un'insegnante.
Il conflitto tra professori e genitori
Il preside: ci sono stati troppi insulti, da una
parte e dall'altra. Benedetta Argentieri e Federica Cavadini Il Corriere della Sera, 25.3.2011 MILANO - Nell'ufficio del preside, al primo piano dello storico liceo di via Goito, ieri è entrato anche un ispettore. Dopo giornate di porte chiuse, colloqui, telefonate, musi lunghi, adesso sul caso della prof «costretta a lasciare da genitori urlanti» è il momento della verità. L'ispettore al Parini lo hanno mandato per questo, per capire «le dimensione del conflitto, le ragioni che lo hanno prodotto e le misure da attuare per ricomporlo». Il linguaggio è quello ufficiale dell'Ufficio scolastico regionale. La missione è impegnativa perché questo pasticcio del Parini pare assai più complicato del precedente. Sette anni fa il liceo finì sui giornali quando una notte di ottobre cinque studenti allagarono la scuola per evitare la prova di greco. Oggi ci ritorna per la denuncia di un'insegnante che scrive a colleghi e studenti: «chiedo il trasferimento mio malgrado, per il disagio, l'ansia e il dolore che questa situazione mi sta creando». Parla di «genitori che strepitano contro insegnanti ritenuti indegni» la prof sconfitta, che delegittimano gli insegnanti, parla del patto educativo disintegrato. Il preside, Carlo Arrigo Pedretti, in questi giorni ha raccontato ai giornali che lui ci ha provato a mediare, «ma quando manca il buon senso...». A chi? A tutti. Certamente ai genitori dei pariniani, che non più tardi di un mese fa erano stati da lui ammoniti in una circolare. Il preside li aveva invitati a «evitare di insultare e offendere i professori». Ma anche i prof però, ha raccontato, «non devono dileggiare lo studente che sbaglia o che fa una performance mediocre. Non si insultano i ragazzi, bisogna essere cortesi e rispettosi». Il clima doveva essere incandescente allora, e da un pezzo. E le armi del preside spuntate. La sua morale? «Tutti dovrebbero abbassare i toni». Ma i toni restano alti. Risultato: una prof con trent'anni di carriera fa la valigia perché non ne può più e sostiene che altri colleghi siano pronti a farlo. Restano lo scontro e la riflessione. Restano le ragioni di tutti. Le lettere, private e pubbliche, il dibattito sui forum online. Gli ex studenti che scrivono, gli insegnanti e i genitori che si schierano, con e contro. C'è l'analisi schietta di una prof del Parini: «Ritorsioni da parte dei genitori? Con quali armi? L'unica arma di un genitore è far cambiare scuola al proprio figlio. Se c'è mobbing, non è dei genitori. Ed è più facile che sia sugli alunni». C'è quella di un ex studente, Giacomo Cardaci, autore del libro «Alligatori al Parini» sul mitico allagamento, questa volta è osservatore esterno, ha qualche anno in più, è all'università, si confronta con un papà insegnante alle superiori e conclude: «La democrazia nella scuola non funziona, questa presenza dei genitori all'interno del liceo ha creato distorsioni pazzesche. E quelli del Parini sono genitori particolari, industriali, professionisti, attori». C'è la sintesi di Milly Moratti, ex mamma del liceo e presidente dell'Associazione culturale genitori del Parini: «È un gruppo compatto, che può costituire una fonte di pressione più forte di altre, nessuno lo nega. Ma di professori severi e duri ne sono passati in quel liceo. Senza fare vittime, anzi, hanno sfornato studenti eccellenti». Ci sono immagini del Parini di ieri e di oggi. Una ex studentessa, oggi professoressa universitaria, racconta su Corriere.it di un'insegnante che restituiva i compiti in classe in ordine di voto decrescente, «ogni consegna era accompagnata da un commento sulle nostre capacità o meglio incapacità. Risultato: molti mal di pancia la mattina nella sezione, pianti disperati, sezione dimezzata da un anno all'altro ma tutto quello che conosciamo di latino e greco e anche la nostra "forza" la dobbiamo al triennio con lei». «Non contestavamo i prof nemmeno ai tempi dei punk e del Leonka» scrive un ex pariniano diplomato nell'89 «in classe mia eravamo promossi a giugno solo in tre. Era una scuola dura, ma mai ci saremmo sognati di mandare via un insegnante. Contestavamo, ma fuori dall'aula. I genitori dovrebbero smetterla di interferire». E c'è la voce di chi oggi sarà in classe in via Goito: «È una scuola ottima, checché ne dicano i denti avvelenati». Mentre l'ispettore cercherà la verità e la soluzione del caso. |