Scuola: il tempo pieno già un sogno
Attacchi di Berlusconi: il Salvagente in edicola
Barbara Liverzani Il Salvagente, 8.3.2011 Il Salvagente in edicola giovedì prossimo, 10 marzo (nella foto sotto la copertina) dedicherà alla scuola un servizio di 4 pagine.
Siamo partiti dall’attacco alla scuola di Stato “sferrato” dal
premier davanti alla platea dei cristiano-riformisti per analizzare
la politica di questo governo nei confronti della scuola pubblica e
di quella privata. E abbiamo raccolto testimonianze di presidi e
genitori che raccontano come i tagli della Gelmini sono stati
tutt’altro che indolori. “La scuola pubblica italiana regge”. Ce lo ha assicurato, in questi giorni, la ministra Gelmini. Il problema è come regge e sulle spalle di chi. Dalle pagine di questo giornale abbiamo spesso raccontato le storie di insegnanti e dirigenti in difficoltà e di famiglie costrette a fare i conti con una scuola dimezzata che si adatta sempre meno alle esigenze di genitori lavoratori.
Se prima per le famiglie c’era l’incubo dell’iscrizione ai nidi
comunali e alle scuole dell’infanzia, ora anche le elementari sono
diventate un problema: il posto si trova, per legge, ma non per il
tempo scuola prescelto. Specialmente se è un tempo lungo: di 30 o 40
ore settimanali. E questo perché i tagli operati non sono stati
indolori. Ecco cosa ci racconta Filomena Massaro dirigente dell’Istituto comprensivo 12 di Bologna: “Le iscrizioni alle primarie si sono appena chiuse e hanno visto confermare la scelta di un tempo scuola ampio da parte delle famiglie. Peccato che anche quest’anno ci troveremo nell’impossibilità di accontentare tutte le richieste”. La conferma arriverà dall’assegnazione degli organici a fine mese, ma non c’è da stare tranquilli: innanzitutto perché la terza tranche dei tagli di Tremonti prevede che l’anno prossimo saltino altri 20mila docenti. Ma non è tutto.
“Finora i docenti venivano assegnati in base a un modello a 27 ore
solo nelle prime, quest’anno andrà a regime il Regolamento del
ministero e quindi lo stesso parametro di assegnazione varrà anche
nelle quarte e nelle quinte”, ci dice la Massaro.
E allora come si faranno a garantire le 30 e le 40 ore? “Non lo so
anche perché negli ultimi due anni abbiamo già utilizzato tutte le
risorse che si sono liberate dall’abolizione delle compresenze.
Difficile a questo punto non solo ampliare ma anche garantire lo
stesso numero di classi a tempo pieno già esistenti”. E allora? “In
queste condizioni diventa difficile anche solo illustrare o
garantire alle famiglie un’organizzazione didattica certa. Ecco
perché qui in Emilia in questi ultimi anni abbiamo assistito a un
progressivo spostamento di quote di alunni verso le paritarie che
quantomeno offrono un modello organizzativo preciso e definito”. A Milano nell’Istituto comprensivo Morosini Manara il preside, al momento dell’iscrizione, ha consegnato ai genitori un questionario sulla base del quale stilare una graduatoria per il tempo pieno. “Premesso che non ci piaceva alcun criterio di scelta, almeno così ne potremmo adottare uno che abbia senso, per esempio considerando i casi in cui entrambi i genitori lavorano o dove ci sono ragazzi disabili”, ci racconta Maurizio Brioschi, genitore e presidente del Consiglio d’Istituto. “Del resto nella nostra scuola ci sono state solo 10 richieste per il tempo normale e già con l’organico di adesso organizzare il tempo scuola è un’impresa assurda. Si è smembrato il tempo pieno com’era prima, qualche laboratorio si riesce ancora a fare ma grazie alla buona volontà delle maestre che fanno volontariamente e gratuitamente delle ore in più”. Ecco come e su chi si regge la scuola versione Gelmini. |