Sostegno ridotto, a La Spezia
il Tribunale condanna il Miur

A.G. La Tecnica della Scuola, 27.3.2011

Le ore vanno reintegrate. Accolta la linea del legale del giovane iscritto alle superiori: l'articolo 3 della Costituzione promuove l'attuazione del principio di parità di trattamento, mentre i risparmi ledono il diritto del disabile all'istruzione. E se ora scatta l’effetto “cascata” per il Miur sono guai.

Un’altra sentenza dalla Liguria che condanna il ministero dell’Istruzione a risarcire il personale scolastico o gli utenti delle lezioni: dopo quella emessa nei giorni scorsi dal Tribunale del Lavoro di Genova, che ha accolto il ricorso di 15 precari, tutti con almeno tre anni di supplenze annuali alle spalle, a cui viale Trastevere dovrà assegnare 30.000 euro di risarcimento ciascuno, oltre al diritto agli scatti di anzianità, il 27 marzo è stata resa pubblica un’importante decisione del tribunale di La Spezia a proposito della riduzione delle ore di sostegno ad uno studente di un istituto superiore con difficoltà di apprendimento : il giudice ha interpretato il comportamento del Miur come “discriminatorio”, condannandolo a ripristinare sin da subito le ore di sostegno annullate nell’anno in corso e a pagare le spese del processo.

Di fatto, il tribunale spezzino ha accolto la linea dell’avvocato dello studente, Isabella Benifei, che ha contestato l’inapplicabilità dei tagli derivanti dalle necessità di risparmio dello Stato, uno dei capisaldi della riforma della scuola superiore, con il diritto all’istruzione dei giovani disabili. Nel ricorso, il legale della famiglia del giovane privato di ore di sostegno, di cui non si conoscono le generalità e la scuola che frequenta, sostiene che "l'articolo 3 della Costituzione promuove la piena attuazione del principio di parità di trattamento", mentre con le necessità di risparmio decise dal Miur "viene leso il diritto del disabile all'istruzione".

Un’espressione, quella del giudice di La Spezia, che negherebbe quanto detto appena qualche settimana fa dal ministro Gelmini durante una trasmissione su Rai3: nell’ultimo anno “i docenti di sostegno – aveva dichiarato il Ministro - sono aumentati di 3.500 unità: se c’è qualche ragazzo che rimane senza sostegno è probabile che ciò avvenga perché qualcun altro ha fatto il furbo prendendosi un supporto di cui non aveva bisogno”. Siccome non è facile stanare i furbi, ancora una volta i diritti di apprendimento e di integrazione scolastica dei giovani meno fortunati vengono così “salvati” da un giudice del lavoro.

Ma per qualche decina di ragazzi a cui il Tribunale restituisce il maltolto, quanti sono quelli a cui i rispetti Uffici scolastici provinciali assegnano meno ore del dovuto e le cui famiglie non si appellano condannando così i figli ad un apprendimento “zoppo”? Anche i numeri ci dicono che il numero degli alunni che necessitano di sostegno sono in continuo aumento: negli ultimi cinque anni sono aumentati da 172.114 a 188.449. E di questi sono tantissimi a frequentare la scuola con un numero di ore di sostegno inferiore a quello massimo: alle superiori, ad esempio, molti vengono affiancata dal prof specializzato nel supportarli nell’apprendimento solo 9 ore settimanali sulle 30-32 complessive. E questo avviene malgrado spesso le famiglie abbiano chiesto un’assistenza maggiore (il massimo è pari a 18 ore settimanali). Per loro la sentenza di La Spezia potrebbe essere un incitamento a ricorrere al giudice. Solo che l’effetto “cascata”, l’estensione del pronunciamento in tanti Tribunali e su migliaia di disabili, al pari dell’allargamento della sentenza del Tribunale del Lavoro di Genova a decine di migliaia di precari ‘storici’, avrebbe un effetto nefasto per le casse dello Stato: altro che risparmi derivanti dalla scuola, stavolta il “banco” rischia proprio di saltare.