DUE PRIORITÀ PER LA VALUTAZIONE DEGLI INSEGNANTI Lo scorso 16 marzo si è svolto a Roma un convegno dal titolo “Qualità, merito e innovazione nella Scuola, un traguardo per la Nazione”, promosso dalla Fondazione Liberamente, a cui è stato invitato il Gruppo di Firenze. Di seguito pubblichiamo l’intervento che Giorgio Ragazzini ha svolto a nome del gruppo. Era presente il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini. dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, 18.3.2011 Comincerei con una domanda: qual è il principale obbiettivo della valutazione degli insegnanti? La risposta sembra ovvia: innalzare la qualità media dell’insegnamento e quindi della scuola. Da questo punto di vista, è davvero prioritario, oggi come oggi, premiare i più bravi fra i docenti? Siamo certi che questo avrà delle ricadute positive sulla scuola e che non ci siano importanti controindicazioni? Prescindiamo qui, per brevità, dall’attendibilità dei metodi usati per individuarli. Il buon senso suggerisce che si tratta di colleghi che hanno sempre lavorato bene e che continueranno certamente a farlo anche in assenza di un riconoscimento economico, essendo sorretti da forti motivazioni e dalla soddisfazione per i risultati che ottengono. A quanto so, anche le indagini internazionali in merito non incoraggiano a andare in questa direzione. D’altra parte è probabile che molti dei buoni insegnanti esclusi dagli aumenti o dai premi si sentano svalutati e che il loro lavoro ne risenta negativamente. La raccomandazione che ci permettiamo di fare al Ministro è di cominciare dal basso invece che dall’alto. La scuola italiana continua a non voler affrontare il problema dell’esistenza di un certo numero di docenti, (nonché di dirigenti), che sono semplicemente inadeguati al loro compito e che oggi difficilmente possono essere messi in condizioni di non nuocere. Probabilmente non sono moltissimi, ma la loro presenza è senza dubbio dannosa per l’immagine della scuola pubblica e per quei ragazzi che costringiamo a subirli, oltre che per i cattivi esempi che, in quanto tollerati, possono indurre disimpegno e demotivazione. Lo stesso Abràvanel indica nell’impossibilità di “allontanare i disastri” uno dei punti deboli del nostro sistema. Ma è anche un’ingiusta penalizzazione per gli studenti più svantaggiati, che non possono recuperare in altro modo ciò che certi docenti inadeguati gli negano. Se non si possono assicurare a tutti insegnanti eccelsi, dobbiamo garantire alle famiglie che siano quanto meno “sufficientemente buoni”. Se poi guardiamo le cose anche dal punto di vista dell’equità e del riconoscimento del merito, certamente la grande maggioranza dei colleghi considera profondamente ingiusto che chi è gravemente inadeguato o scorretto sul piano professionale sia messo sullo stesso piano di chi - ottimo, buono o sufficiente che sia - ha sempre fatto il suo dovere. Sopra alla fascia dei decisamente insufficienti - quella che potremmo chiamare del “demerito” - ce n’è un’altra su cui dovremmo investire: i colleghi in difficoltà. Logorati da classi difficili, carenti per questo o quell’aspetto della loro preparazione, spesso non sorretti dai dirigenti e da un clima di fermezza nel rispetto delle regole, questi insegnanti avrebbero invece bisogno di essere sostenuti e aiutati anche tramite opportune consulenze (psicologi, logopedisti, assistenti sociali, ecc), del resto sempre più necessarie al buon funzionamento della scuola in genere. L’insegnante “lasciato solo” alle prese con un mestiere sempre più difficile costituisce uno dei luoghi comuni meglio fondati nella realtà della scuola italiana.
Ma c’è una
seconda, importante priorità che coinvolge la valutazione ed è
quella, altrettanto urgente, della cosiddetta “carriera”: la
creazione, cioè, di nuovi ruoli qualificati da affidare a docenti
che possiedano ulteriori talenti oltre a quello di saper insegnare e
che affianchino il dirigente nel governo della scuola autonoma:
insegnanti che si occupino dell’aggiornamento e della ricerca, della
formazione dei nuovi docenti (anche tramite distacchi presso
l’università), dei servizi alla didattica e via dicendo. Vi ringrazio dell’attenzione. |