SCUOLA

Fondazione Agnelli: lo studente
in ritardo spesso è straniero

In III media 19 volte di più: tra motivi scarso sostegno in aula

 TM news, 20.5.2011

Roma, 20 mag. (TMNews) - Già durante la frequenza della scuola media di primo grado i ragazzi con situazioni familiari difficili, soprattutto se stranieri, hanno molte più possibilità di incorrere in insufficienze, di ripetere l'anno o di abbandonare precocemente gli studi: il dato è contenuto nella ricerca, un cui primo stralcio è stato pubblicato oggi, su 'I ritardi scolastici a 11 e 13 anni.

Comportamenti, abitudini e contesto scolastico-familiare-territoriale degli studenti delle scuole secondarie inferiori con percorsi non regolari', realizzata dalla fondazione Giovanni Agnelli e dall'équipe del Dipartimento di Sanità Pubblica e Microbiologia dell'Università di Torino, guidata dal Prof. Franco Cavallo. I risultati rivelano che in media lo studente con percorso di studi irregolare è maschio e ha un background socio-economico e culturale svantaggiato.

Tuttavia, è soprattutto l'origine straniera a costituire un fattore di rischio, soprattutto nel caso di figli di non italiani arrivati nella penisola in età scolare (la cosiddetta generazione 1,5): in questo caso "la probabilità di essere in ritardo in I media - si legge nelle anticipazioni della fondazione Agnelli - è di circa 18 volte superiore a quella di un italiano, 19 volte in III media!". Ed anche quando uno studente di seconda generazione (figlio di stranieri nato in Italia) arriva alle scuole medie senza un condizione di ritardo statisticamente diversa da quella di un italiano, la ricerca ha evidenziato che "entro la III media la sua probabilità di perdere uno o più anni per strada cresce fino a diventare di 3,5 volte superiore a quella di un suo compagno di classe italiano".

I ricercatori non si sono limitati a fotografare la realtà, ma anche ad ipotizzare quali possono essere le cause del divario di prestazioni: se da una parte ammettono che per gli adolescenti di origini straniera sono rilevanti il titolo di studio dei genitori, le condizioni economiche della famiglia ed il genere (i maschi rischiano più delle femmine), dall'altra non lesinano critiche al sistema scolastico, reputato inadeguato a fronteggiare il sempre più elevato numero di alunni stranieri.

"In parte - si legge nel rapporto di sintesi - si spiega in ragione dei problemi linguistici e di adattamento al nuovo contesto che ostacolano i giovani stranieri i quali hanno bisogno di più tempo per trovare il giusto ritmo scolastico. L'enorme differenziale di rischio è, però, anche frutto di una pratica didattico-organizzativa che non appare adeguata a prevenirlo e contenerlo". Secondo la fondazione torinese sarebbero in particolare due le carenze dell'organizzazione scolastica: la prima riguarda il fatto che "i nuovi arrivati vengono spesso inseriti in classi non corrispondenti all'età anagrafica, e inferiori ad essa, cumulando così un ritardo scolastico, rispetto ai coetanei di uno, due o più anni"; la seconda attiene alle "rare o inesistenti" forme "di sostegno specifico alle difficoltà che i ragazzi di origine straniera - anche quando bene integrati nella loro classe - possono incontrare nello studio".

Per realizzare lo studio, i ricercatori hanno impiegato i dati dell'indagine internazionale 'Health Behavior in School-aged Children', patrocinata dall'Oms, svolta in 43 paesi e orientata a studiare fenomeni e comportamenti che possono avere effetti sulla salute dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni che frequentano la scuola secondaria di primo e secondo grado. Lo studio andrà a fare parte del più ampio Rapporto sulla scuola in Italia della fondazione Agnelli, che sarà presentato in autunno e sarà interamente dedicato alla scuola media.