Credibilità delle prove
Invalsi in sei punti

da TuttoscuolaNews, n. 490 16.5.2011

Settimana di fuoco per le prove Invalsi e per il sistema di valutazione che fa capo all’Istituto di Frascati cui la legge affida il difficile compito di contribuire a realizzare anche in Italia, come in diversi Paesi Ocse, la cultura valutativa e autovalutativa come sostegno al miglioramento professionale e della qualità dell’offerta formativa della scuola.

Vi sono stati momenti in cui la credibilità delle prove e dello stesso Invalsi è sembrata vacillare sotto i colpi dei comunicati, delle iniziative di alcune scuole e dei commenti di esperti di grido, ma, alla fine, tutto si è chiuso, per il momento, senza sofferenze sostanziali.

Riteniamo che l’attenzione che ha accompagnato la settimana di prove non debba morire lì e debba, invece diventare l’occasione per contribuire alla credibilità delle prove, una volta per tutte. Credibilità delle prove e credibilità dell’Invalsi, che, secondo noi, passa attraverso almeno sei punti.

1) Le prove sono credibili innanzitutto se sono scientificamente corrette e oggettivamente valutate: da quanto emerge dai commenti degli insegnanti siamo sulla strada giusta, ma si può e si deve fare meglio.

2) Le prove sono credibili se non sono altro rispetto agli obiettivi di apprendimento definiti dalle Indicazioni nazionali: il rischio che le scuole si adeguino, di fatto, agli obiettivi contenuti nei test anziché a quelli delle Indicazioni nazionali, è reale. Spetta soprattutto al Miur chiarire la priorità e la portata degli obiettivi delle Indicazioni nazionali rispetto a quelli impliciti - ma non troppo - ricavabili dalle prove Invalsi.

3) Le prove sono credibili, poi, se sono condivise come strumento di lavoro e di autovalutazione utile e indispensabile per le scuole e per i docenti: i dirigenti scolastici e in primo luogo Miur possono concorrere a costruire questa credibilità nella condivisione delle forme, delle modalità e degli obiettivi.

4) Le prove sono credibili se il loro utilizzo non è inquinato dal timore di usi impropri che ne distorcano la finalità principale: la conoscenza dei punti di forza e di debolezza del sistema educativo da porre alla base delle decisioni delle politiche formative. Il dibattito in Parlamento può aiutare a consolidare questa consapevolezza.

5) Inoltre, le prove sono riconosciute dalle scuole anche in proporzione alla autorevolezza riconosciuta all’Invalsi, come autorità valutativa di eccellenza, autonoma il più possibile dal sistema di istruzione: è compito della politica assicurarne l’autonomia e la terzietà.

6) Concorrerebbe al superamento di comportamenti ostruzionistici l’esplicito riconoscimento del supplemento di lavoro e di fatica che accompagna le prove, con ricadute anche di natura retributiva con il salario accessorio nei confronti del personale coinvolto: sindacati e ministero al prossimo rinnovo contrattuale ne tengano conto.