IL CASO

Test Invalsi alle superiori
scatta il boicottaggio in tutta Italia

Docenti e studenti protestano contro i quiz di valutazione dell'apprendimento. In alcuni istituti le buste non sono state neanche aperte. Il ministero: "Percentuale bassissima"

Salvo Intravaia la Repubblica 10.5.2011

ROMA - I test Invalsi sono approdati questa mattina alle scuole superiori, con i nervi a fior di pelle. In alcuni casi, per boicottare le prove di Matematica e Lettura in seconda sono intervenuti gli stessi studenti, ma la protesta più significativa contro i quiz dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e di formazione - utilizzati per la rilevazione dell'apprendimento degli studenti e che quest'anno riguarderanno in forma sperimentale anche le seconde classi delle superiori - è stata quella dei docenti che si sono rifiutati in massa di condurre le prove. Ma il ministero della Pubblica Istruzione minimizza. Secondo viale Trastevere, "su un campione di 2 e 300 classi, solo 3 non hanno svolto il test Invalsi. Quindi - proseguono dal ministero - la percentuale di classi che non hanno eseguito il test è pari allo 0,13 per cento". Ma i Cobas, che un paio di mesi fa hanno lanciato la protesta, parlano di adesione, sotto varie forme, al 20 per cento. In alcuni licei le prove non sono state somministrate a nessuna classe seconda.

"L'indignazione contro gli ignobili quiz Invalsi - dice Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas - è esplosa oggi in massa nelle scuole superiori di quasi tutte le città. In centinaia di istituti i plichi dell'Invalsi non sono stati nemmeno aperti e scaricati nelle segreterie e da stasera, probabilmente, finiranno nell'immondizia". Le forme di protesta messe in atto dai comitati di base sono diverse:

rifiuto di somministrare le prove, rifiuto di correggerle, mentre alcuni studenti hanno lasciato in bianco i fascicoli o non sono entrati a scuola. "Le minacce - continua Bernocchi - a docenti e studenti sono state le più assurde e inqualificabili: a tanti docenti è stato impedito fisicamente di entrare nelle proprie classi, come alla nostra responsabile di Trieste, Daniela Antoni, il cui preside si è piazzato sulla porta impedendole l'accesso e provocandole un collasso; altri sono stati incredibilmente sostituiti da bidelli ed addetti di segreteria come in alcune scuole di Torino 1".

A Palermo, in alcuni licei i plichi non sono stati neppure aperti: i docenti si sono rifiutati in massa. Secondo il collettivo studentesco romano, Senza tregua, "al liceo classico Orazio il boicottaggio ha toccato la percentuale più alta di Roma 2, circa l'83 per cento: su 130 studenti presenti nelle classi dell'istituto, 108 hanno consegnato in bianco. E alcuni hanno strappato i codici di riconoscimento". In altri licei romani 3 - come al Machiavelli, al Visconti, all'Albertelli, all'Augusto, al Giordano, dove sono stati gli stessi commissari a decidere di non fare svolgere le prove - la percentuale di adesione alla protesta è stata alta. E in alcuni casi a dare manforte alla protesta sono stati anche i genitori. La protesta ha avuto un discreto consenso in quasi tutte le città 4. "Il ministro Gelmini non sfugga a un serio confronto col Parlamento", dichiara il capogruppo Pd in commissione Cultura al Senato, Antonio Rusconi, che aggiunge: "Sono almeno due mesi che tutti capigruppo, compresi i suoi, della Commissione Istruzione del Senato, le hanno chiesto di venire in Parlamento e di relazionare rispetto ai temi più importanti, come quello dei test Invalsi, anziché di rilasciare le sue impressioni e sensazioni solo alla stampa. I risultati però non cambiano". La più forte presa di posizione contro i test Invalsi - che domani continuano alle elementari e fino al 13 maggio alle medie - è stata quella dell'assessore regionale all'Istruzione siciliano. "Suscita più di una perplessità la somministrazione ad oltre due milioni di alunni delle varie classi, di questionari di Lettura e Matematica predisposti dall'Invalsi", ha detto ieri Mario Centorrino, che ha sottolineato: "'Non risulta ancora ben chiara l'utilizzazione dei risultati, spesso invocati per improbabili analisi su presunti divari nella preparazione dei docenti. Risultati - ha sottolineato Centorrino - che sono discutibili sul piano della scientificità e della validità statistica".