“Votate il nostro miglior docente d’istituto”: raffica di critiche A.G. La Tecnica della Scuola, 5.5.2011 Il concorso istituito dalla preside di in un agrario di Roma prevede anche la scelta da parte del personale dell’assistente tecnico che “con dedizione e partecipazione attiva e proficua si prodiga quotidianamente nella scuola”. Per alcuni è un maldestro avvicinamento al sistema di valutazione voluto dal Miur: lavoratori mortificati e ridotti alla stregua di concorrenti di ‘X Factor’. Chi preferite come docente o assistente di laboratorio del vostro istituto? Chi tra i vostri colleghi ritenete che meriti l’onorificenza di “miglior docente e miglior assistente tecnico dell’anno scolastico 2010/2011”?. È la domanda che si è posto il 4 maggio il personale in servizio presso l’istituto tecnico agrario ‘Emilio Sereni’ di Roma, quando è stato chiamato a votare dal proprio dirigente chi durante il proprio servizio “con dedizione e partecipazione attiva e proficua – ha spiegato la preside nella Circolare diffusa qualche giorno fa - si prodiga quotidianamente nella scuola per migliorarla e renderla sempre più rispondente alle aspettative dell’utenza e del territorio”. Dell’esito delle votazioni, svolte anche nella sede distaccata di San Vito Romano, non si hanno ancora informazioni. Quel che è certo è che l’originale iniziativa ha scatenato proteste ad oltranza. Soprattutto perché un raggruppamento di addetti ai lavori l’ha interpretata come un maldestro tentativo di avvicinamento al sistema di valutazione che il Miur sta tentando di introdurre dal 2008 (peraltro con risultati sinora poco entusiasmanti e attraverso una sofferta sperimentazione). Alcuni docenti, probabilmente dello stesso istituto superiore romano, hanno diffuso una lettera dai toni fortemente critici: "l’elezione – si legge nel documento - configura il tentativo di anticipare, andando anche oltre, ciò che il ministero vuol realizzare con altri strumenti, per arrivare a dividere gli insegnanti e per attivare un meccanismo punitivo-premiante della performance dei docenti". La premiazione, inoltre, viene interpretata come "un modo per ridicolizzare e svalorizzare la formazione, la cultura e tutte le componenti della comunità scolastica: docenti, studenti, personale Ata". Non solo, certe iniziative, continua la lettera, “offendono la libertà d’insegnamento e realizzano solo il ‘feticcio’ della partecipazione e della valutazione, in sintonia con il circo delle superficialità a cui i media ci hanno abituato". La loro attuazione si baserebbe, infine, su"metodi e sistemi valutativi privi di attendibilità e scientificità, ideati unicamente per introdurre competitività tra i docenti, impedendo di fatto la collegialità nella didattica, con l’obiettivo dichiarato di Brunetta, Tremonti e Gelmini di premiare una fascia ristrettissima del corpo docente a spese di tutti gli altri". Su forum e newsgroup il dibattito ha assunto toni sempre più accesi: secondo la professoressa Anna Angelucci "quello che sta accadendo all’istituto Sereni di Roma è un fatto di una gravità inaudita. Una scuola e dei lavoratori, docenti e assistenti, ridotti alla stregua di concorrenti di ‘X Factor’. Si proponga il televoto e si chieda la partecipazione da casa anche dei genitori, dei nonni, degli zii, dei fratelli e delle sorelle di tutti i votanti, studenti e insegnanti!". La docente, inoltre, definisce l’elezione del miglior prof e tecnico "un frutto avvelenato non solo dall'autoritarismo di molti dirigenti, non di rado più realisti del re, ma anche dall'ignoranza, dall'inedia e dall'ignavia di molti docenti, anch'essi antropologicamente trasformati dalla subcultura imperante in spettatori ed artefici del Grande fratello o dell'Isola dei famosi. Tutto ‘è stato addomesticato’, perchè – conclude Angelucci - pensare, informarsi, lottare, prendere posizione costa fatica, implica scelte talora scomode, crea tensioni". Anche per Antonia Sani, della Consulta romana per la laicità delle istituzioni, quella in corso alla ‘Sereni’ è "una vicenda, allucinante ma in piena linea con tempi in cui tutto diventa gara". La rappresentante laica ritiene giusto "farne una questione pubblica perché la scuola non è un palcoscenico, né un podio in cui si elargiscono premi indiscriminati; alla scuola si deve rispetto per la sua funzione istituzionale, che non può essere mortificata e derisa". |