La ricreazione non aspetta INVALSI: 13 piccoli no. Mila Spicola l'Unità, 11.5.2011 1. Ieri si sono svolte le prove INVALSI nei licei (per chi è avulso in “materia” scolastica: si tratta dei test nazionali somministrati annualmente ai nostri ragazzi in ogni ordine di grado: elementare, medie e istituti superiori). Sorpresa: tanti studenti si sono rifiutai di effettuarli e hanno invalidato in vari modi le prove. Che sfrontati, che grave ragazzata. Direi: capitani coraggiosi. Anche perchè, sorpresa: si sono rifiutati con loro molti docenti italiani; voglia di giovinezza e ribellione o si tratta di qualcos’altro? 2. La risposta alla strana domanda di un mio post precedente (http://laricreazionenonaspetta.blog.unita.it/testate-la-vostra-conoscenza-in-italiano-1.290753 ) che trovate immortalata nella foto qua accanto ve la dà Francesco, un mio alunno(noi abbiamo somministrato le simulate delle prove INVALSI; ovvero, la perversione) : professoressa io ho capito che devo collegare le due frasi e so anche come, ma la domanda è mal posta, non devo scegliere tra “a” e “b” ma riscrivere la frase in forma corretta: dove la scrivo se non c’è nemmeno il rigo per scriverla come accade in una delle risposte precedenti? Che bravo Francesco…Il dubbio ha un suo corollario al momento delle correzioni: la griglia, in quella domanda, prevede le due opzioni a o b. Ma la risposta esatta non è nè a nè b...“E vabbè dai Mila, c’è un imprecisione, che vuoi farci?” 3. In un altro caso si chiedeva ai ragazzi di scegliere come possibili opzioni le risposte “a” “b” “b” e “c”. B,B e C. E suvvià Mila, non spaccare il capello in quattro, è un’altra imprecisione…che vuoi farci? Facciamolo correggere con la penna ai ragazzi… 4. Sempre Francesco: ma chi scova gli errori come me ha un punteggio più alto? Rimango muta, appesa al salice, come spesso. Muta e nera. 5. Dopodichè, queste prove ci tocca pure correggerle, a tutti, e non è scritto da nessuna parte del mio contratto che io debba correggerle, e non c’è nemmeno un ddl che le rende obbligatorie. Che strano: ci sono ddl persino su come piegare le alette delle scatole dei cioccolatini. “E vabbè Mila, fai tante di quelle cose che non sono scritte nel contratto”. Si, ma non sono questa bestialità. Ed è ovvio che nessuna legge le renda obbiligatorie, andrebbe palesemente contro la riforma del titolo V della Costituzione, che sancisce la libertà di insegnamento nelle scuole autonome e dunque si potrebbe decidere, e il collegio docenti sarebbe sovrano, di non farle. Una nota ministeriale non è una legge, ma un’indicazione. 6. “Non essere sempre contro, tutti i paesi europei somministrano i test di valutazione, sono utili e necessari” “Si, lo so, penso che delle prove di valutazione siano assolutamente necessarie, ma fatte così fanno ridere i polli, fanno ridere persino il più asino dei miei alunni, che, tra l’altro, per fortuna statistica è risultato essere più bravo in matematica di Francesco. Il presidente dell’Istituto INVALSI credeva così tanto in quel che faceva che si è dimesso per andar a fare altro e altrove. E negli altri paesi europei non sono queste e la scuola non ha subito tagli e martirizzazioni”. “Non è vero, ne sai poco di quello che accade a livello europeo” Documentiamoci, non si svolgono come da noi: http://eacea.ec.europa.eu/ education/eurydice/documents/thematic_reports/109IT.pdf 7. “I test INVALSI servono per rilevare lo stato e il polso della scuola”. Il problema che la scuola in Italia non è tutta uguale, da noi in Sicilia solo l’1% delle scuole prevede il tempo pieno, a Milano il 90% degli istituti. Il problema è che in Italia non tutte le famiglie ifelici sono uguali, ma ciascuna lo è a modo proprio. E ancora da noi, quaggiù al sud, il 65% delle famiglie vive sotto la soglia di povertà e il 60% di quelle famiglie ha meno di 10 libri in casa. Non lo dico io che il profitto scolastico è strettamente connesso con le condizioni socioculturali della famiglia di appartenenza, no, e nemmeno un sindacato eversivo: lo dice la Fondazione Agnelli, che di tutto possiamo accusare ma non certo di difendere lo spirito corporativo dei docenti. Sommiamoci pure le ore tolte ai ragazzi perché mancavano i docenti e sono stati divisi il altre classi, togliamoci le ore in cui sono entrati dopo e usciti prima. Cosa ne vien fuori? Condizioni diverse, palesemente diverse, ma test nazionali uguali per tutti. “Non si divide in parti uguali tra diseguali”, caro Don Lorenzo, lasciamo perdere, noi urliamo ma in pochi ci ascoltano. I test INVALSI certificano che i miei alunni sono disgraziati e tale è il loro destino. 8. I test INVALSI dicono anche che io docente del sud non so insegnare. Poniamo il caso che fosse vero, poniamo il caso che fosse questa la sola e unica causa del forte divario tra nord e sud e degli scarsi risultati delle prove al sud, che bello trovare cause uniche e semplici ai problemi, li risolvi subito. FORMAMI. Predisponete dei corsi di aggiornamento e di formazione sulle nuove metodologie di trasmissione delle conoscenze e delle competenze. E invece no: trovata la causa è meglio eliminare all’origine: togliamo gli insegnanti e togliamo pure loro tempo di insegnamento. Perché il fine non è il miglioramento del sistema scolastico statale, ma la sua distruzione e le prove così come sono certificano che il ministro in tal senso sta facendo un ottimo lavoro. E vabbè, professoressa, lei ne fa sempre una questione politica e dove gira gira arriva alla sua tesi. La mia tesi. Alzi la mano chi non la pensa come me. 9. E vabbè professoressa, che vuoi che sia? E vabbè il cacchio. Le imprecisioni, le superficialità, l’arraffazzonamento, la fretta, la disorganizzazione: non era questa la scuola in cui volevo insegnare e non è questa l’Italia che voglio raccontare ai miei ragazzi. 10. Ma poi, nonostante i miei vabbè, e i loro “test INVALSI”, mi capita di incontrare un giovane ricercatore palermitano che lavora a Pittsburgh, uno che studia nei laboratori la rigenerazione dei tessuti in occasione di trapianti e mi dice: siamo tanti i siciliani lì, lo sai? Mica io solo. Perché siamo più adattabili e creativi, perché sappiamo ragionare e inventare soluzioni là dove loro si fermano come davanti a un muro. Io ho iniziato lì con Ignazio Marino, che è di Palermo, mica di Lubiana. E vabbè dai, cerchiamo di non essere “razzisti” al contrario…però… 11. Sapranno pure risolvere splendidi test a multi risposta ma le vere competenze e il vero talento italiano è di tutt’altro genere e, vi posso rassicurare, care mamme e cari papà di tanti alunni, i vostri figli lo hanno ancora tutto intero quel talento..vederlo mortificato da tutto quello che sta accadendo e da tutto quello che gli stanno togliendo mi rendere furiosa e mi chiedo come voi ancora non imbracciate i forconi. Finanziano l’INVALSI ma si guardano bene dal finanziare le cose che realmente servirebbero a fare di queste piccole Ferrari in garage, i vostri figli, dei razzi intergalattici. 12. Ai ragazzi che si sono rifiutati di effettuare le prove: è vero, le regole vanno rispettate, ma quella a cui vi siete ribellati non è una regola, né una legge, né una norma..è un vabbè. 13. Potrei anche lavarmene le mani, ma sono di sinistra: mi tocca non lavarmi per nulla. |