Il pettine complica le graduatorie

Ministero in affanno sull'aggiornamento degli elenchi.
Con il rischio di avere nuovi contenziosi
Docenti ricorrenti in lista, con effetto retroattivo e in 4 province

di Antimo Di Geronimo ItaliaOggi, 3.5.2011

Il rinnovo delle graduatorie a esaurimento non impedirà l'inserimento a pettine dei docenti precari che hanno vinto i ricorsi d'urgenza davanti al Tar del Lazio. È quanto si evince dalla bozza di regolamento predisposta dal ministero dell'istruzione in vista della imminente riapertura delle graduatorie (il provvedimento sarà ufficializzato nei prossimi giorni).

Il provvedimento, infatti, si limita a cancellare le code e non incide sul pregresso delle graduatorie ordinarie. Pertanto, gli inserimenti a pettine che gli uffici periferici stanno disponendo in questi giorni rimarranno in piedi ancora per un bel po'. Salvo venire travolti all'esito dei giudizi di merito il cui epilogo è ormai scontato. Le Sezioni unite della Cassazione, infatti, hanno affermato la carenza di giurisdizione del giudice amministrativo in questa materia e, almeno in un caso, il Tar del Lazio si è già adeguato, dichiarando il proprio difetto di giurisdizione.

Resta il fatto, però, che fino a quando gli inserimenti a pettine resteranno in piedi, i soggetti così inclusi in graduatoria avranno diritto a concorrere a pieno titolo sia alle immissioni in ruolo che alle supplenze. Anzi, il diritto sussisterà già all'atto dell'inserimento e anche in forma «retroattiva». Nel senso che i neoinseriti a pettine avranno titolo a promuovere azioni risarcitorie per eventuali immissioni in ruolo o supplenze cui avrebbero avuto titolo, se l'inserimento a pettine fosse stato disposto fin dal primo momento. Nel caso delle immissioni in ruolo, oltre al risarcimento in denaro, gli interessati possono chiedere la cosiddetta reintegrazione in forma specifica. E cioè: l'immissione in ruolo con retrodatazione degli effetti. Insomma, una bella gatta da pelare per viale Trastevere, che sarà costretta a pagare il conto perché l'Avvocatura dello stato non ha mai chiesto il regolamento di giurisdizione nei giudizi in corso.

Una scelta legittima che, però, ha avuto un esito sfavorevole per l'amministrazione e che rischia di avere effetti permanenti. Se è vero, infatti, che i giudizi davanti al Tar sull'inserimento a pettine termineranno sicuramente con l'accertamento della carenza di giurisdizione del Tar, è altrettanto vero che prima che gli inserimenti a pettine vengano travolti da queste sentenze bisognerà attendere i tempi cosmici della fase di merito e poi bisognerà aspettare ancora un mese prima che tutto ritorni come prima. L'articolo 11, comma 7, del codice del processo amministrativo, infatti, dispone che le misure cautelari perdono la loro efficacia trenta giorni dopo la pubblicazione del provvedimento che dichiara il difetto di giurisdizione del giudice che le ha emanate. E siccome l'inserimento a pettine è stato disposto per effetto di ordinanze cautelari, prima che cessino i relativi effetti bisognerà attendere che il Tar concluda il processo con una sentenza e poi altri 30 giorni.

Secondo quanto risulta a Italia Oggi, l'Avvocatura dello stato avrebbe presentato delle istanze di revoca, sempre al Tar del Lazio, chiedendo la revoca delle ordinanze cautelari che dispongono gli inserimenti a pettine. Ma la presentazione dell'istanza non presuppone tempi certi ai fini di una eventuale decisione di accoglimento del Tar. A questo punto le ipotesi sono essenzialmente due.

La prima è che l'amministrazione centrale prenda atto pacificamente della situazione e si adegui. In questo caso, dunque, i soggetti pluri-inseriti a pettine vanterebbero la possibilità di concorrere contemporaneamente alle assunzioni in 4 province, in quanto inclusi a pieno titolo nelle relative graduatorie a esaurimento ordinarie. Fatte salve le eventuali azioni risarcitorie.

La seconda ipotesi, invece, è che il governo intervenga con un provvedimento legislativo d'urgenza, motivato dalla necessità di rimuovere una evidente disparità di trattamento, che si verificherebbe tra chi risulterebbe inserito contemporaneamente nelle graduatorie di 4 province e chi, invece, in ottemperanza alla normativa generale, risulterebbe inserito in una sola provincia. Una direzione che i tecnici della Gelmini stanno esplorando.

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