La laurea perde punti: A.G. La Tecnica della Scuola, 17.5.2011 Il massimo traguardo raggiungibile a livello di formazione individuale viene considerato poco appetibile solo dal 60 per cento dei nostri under 35. Il dato è preoccupante, ancora di più perché la “fonte” che lo ha prodotto è altamente qualificata: si tratta di un’indagine europea su vasta scala realizzata da Eurobarometro. Tutt’altra considerazione per il titolo di studio accademico è stata rilevata nei Paesi nordici. E non solo… La laurea, in particolare la sua utilità per approdare ad un impiego soddisfacente, perde sempre più considerazione. E non solo a livello sociale. Ora anche tra gli studenti è subentrato lo scetticismo. Soprattutto tra quelli italiani, che hanno sempre con più difficoltà a trovare lavoro. Anche con in tasca il titolo accademico. Tanto che ormai circa il 40 per cento dei nostri under 35 “snobba” il massimo traguardo raggiungibile a livello di formazione individuale. Il dato è preoccupante, ancora di più perché la “fonte” che lo ha prodotto è altamente qualificata: si tratta di un’indagine europea su vasta scala realizzata da Eurobarometro, il servizio della Commissione europea, istituito nel 1973, che analizza le tendenze dell'opinione pubblica in tutti gli Stati membri e nei Paesi candidati, anche al fine di predisporre proposte legislative. I ricercatori hanno ascoltato migliaia di giovani europei, tra i 15 e 35 anni, per carpire da loro sentimenti e giudizi nei confronti dell’attuale offerta formativa, in particolare quella universitaria. Ebbene, alla domanda “Ritieni che l'istruzione universitaria sia un'opzione attraente per i giovani nel tuo paese?”, i nostri giovani sono risultati i più scettici di tutta Europa. Solo il 57 per cento ha risposto positivamente, contro una media europea del 76 per cento. Il risultato è inferiore anche alla Lituania (58 per cento), alla Francia (62 per cento) e alla Grecia (67 per cento). Mentre gli studenti nordici, in particolare di Danimarca, Islanda e Norvegia, si sono mostrati i più soddisfatti (nel 90 per cento dei casi) della loro offerta accademica. Tornando all’Italia, a ritenersi contenti sono stati i giovanissimi: quelli fino a 19 anni. Che però hanno degli studi universitari una conoscenza più teorica che realistica. Poi crescendo, frequentandola, si rendono conto, nella metà dei casi, che trovare un lavoro in linea con gli studi intrapresi e nel Comune di residenza è davvero difficile. Ma non in tutti i Paesi d’Europa la difficoltà a trovare un impiego è proporzionale alla disaffezione per gli studi pos-diploma: in Spagna, dove i giovani disoccupati hanno di recente sfiorato la quota record del 45 per cento, per tre intervistati su quattro (il 74 per cento) il giudizio sull’Università e sulla spendibilità del titolo rimane positivo. In questo caso il fascino della laurea resiste anche alle difficoltà che si incontrano per dare un senso agli anni di sacrifici trascorsi per conseguirla. |