Quella ‘palude di generici
e inservibili precari’

da Tuttoscuola, 2.5.2011

E’ successo spesso a Giuseppe De Rita, analista di lungo corso della società italiana, di agitare le acque del dibattito socio-politico mediante l’invenzione di originali chiavi interpretative dei fenomeni o la prefigurazione di scenari evolutivi che si ponevano in controtendenza rispetto alle opinioni più ampiamente diffuse e condivise.

E’ probabile che anche questa volta non mancheranno le polemiche a seguito della pubblicazione sul Corriere della Sera (sabato 30 aprile) di un articolo-provocazione nel quale il presidente del Censis cita, mettendolo insieme ad altri esempi di mancanza di nuovi “germogli di vitalità” che ha caratterizzato gli ultimi quindici anni, anche il fatto che “la forzatura alla creazione di un competitivo fattore umano (fatta attraverso ‘più scuola e più università’) si è risolta in una palude di generici e inservibili precari”.

Certamente l’intenzione di De Rita era quella di evidenziare, anche con questo esempio, l’inettitudine delle classi dirigenti alternatesi negli ultimi tre lustri nel dirigere l’investimento nella formazione di un ‘competitivo fattore umano’ verso i destinatari finali, gli studenti: obiettivo che si sarebbe potuto conseguire solo qualificando adeguatamente il corpo insegnante, che è stato invece lasciato affondare, appunto, nella ‘palude’ del non governo, come emerge anche, da ultimo, dall’indagine sugli insegnanti realizzata recentemente dal Cidi, che ha coinvolto 53 scuole di tutta Italia e circa 2400 insegnanti.

Ma il modo scelto da De Rita per esporre questo concetto, condivisibile nella sostanza, potrebbe suscitare polemiche. Speriamo che non ci si fermi solo a quelle, perché è sempre più avvertita l’esigenza di fare il punto sulla professionalità docente in un momento in cui l’intero sistema dell’istruzione è sottoposto a torsioni che non hanno precedenti nella sua ormai lunga storia.