Una lettera del direttore dell’Invalsi alla ‘Stampa’ Prove Invalsi: non sono quiz... da Tuttoscuola, 11.5.2011 Il direttore generale dell’Invalsi, Dino Cristanini, replica con una lettera inviata alla Stampa, intitolata “Prove come all'estero. Sbagliato parlare di quiz”, all’articolo pubblicato ieri sul quotidiano torinese da Luca Ricolfì col titolo “Troppi test banalizzano la scuola”. Ricolfi aveva evidenziato quattro ‘criticità’: come i risultati dei test premieranno le scuole; i controlli sulle correzioni svolte dagli insegnanti; l’eccessiva importanza della velocità mentale nella risposta ai test a scapito della capacità di ragionamento; la concentrazione della didattica sull’obiettivo del superamento dei test. Il direttore dell’Invalsi sottolinea, in primo luogo, che “la metodologia che l'Invalsi ha messo a punto per le rilevazioni è perfettamente coerente con le procedure che vengono utilizzate nelle più note e accreditate indagini internazionali”. Dopo aver spiegato alcuni aspetti tecnici di queste procedure, che vengono sottoposte ad accurate verifiche anche attraverso i pre-test (5.000-6.000 studenti per ogni prova), Cristanini sostiene che “non è quindi corretto parlare, con evidenti intenti svalutativi, di quiz. E' invece giusto parlare di prove oggettive standardizzate, che non sono una mera richiesta di nozioni allo studente, ma piuttosto propongono contesti e situazioni che stimolano l'alunno a mettere in moto processi cognitivi e ad utilizzare ciò che ha imparato per risolvere il problema”. Lo scopo delle prove è duplice: “offrire ai decisori istituzionali dati attendibili e indicazioni utili per le scelte di governo del sistema di istruzione e formazione e fornire alle scuole un utile e affidabile strumento di conoscenza per riflettere sugli esiti dell'attività di insegnamento/apprendimento”. |