DIRITTO di CRONACA

Nuovi tecnici o lauree brevi?

Via libera agli Istituti di specializzazione tecnologica, 58 in tutt'Italia.
Un'intervista al ministro Gelmini per capire che cosa sono

Flavia Amabile La Stampa, 25.5.2011

Quasi 60 super istituti tecnici, quattro semestri di studio per 1800/2000 ore circa e nessun professore in più da pagare. Cinquecentomila euro di dotazione iniziale ad ogni scuola per un totale di circa 29 milioni di euro di investimento, e nessun rischio che Tremonti si alzi una mattina e dica che soldi non ce ne sono più: è il piano messo a punto dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini per creare la manodopera specializzata che in Italia tutte le aziende cercano e nessuno riesce a trovare. Lei non si nasconde le difficoltà ma è convinta di farcela.

Ministro, era necessaria l'ennesima scuola post-diploma?

«E’ il completamento dell’istruzione tecnica e professionale, un piano realizzato in continuità con il precedente governo, un altro tassello di una riforma che vuole dare pari dignità a tecnici e licei. Ed è la risposta migliore al dato allarmante fornito dall’Unioncamere: 110 mila posti per lavoratori esperti in tecnologie non sono coperti. Esiste una domanda di lavoro che in questo momento il nostro Paese non è in grado di soddisfare, in questo modo speriamo di riuscirci senza avere un atteggiamento rassegnato nei confronti della disoccupazione».

La cifra investita è notevole , non si corre il rischio che finisca nei soliti tagli del ministro Tremonti?

«Si tratta di risorse che il ministero ha a disposizione, non verranno toccate. Una parte arriverà anche dalle aziende».

I nuovi istituti tecnici partiranno dal prossimo settembre. Circa duemila ragazzi potranno iscriversi già quest’estate. E’ possibile far funzionare una struttura del genere in così poco tempo?

«E’ già tutto in fase avanzata, ora si tratta di farlo conoscere, di parlarne. E’ una grande opportunità offerta ai giovani ma anche ad adulti che sentano la necessità di un aggiornamento. Potranno formarsi nelle aree tecnologiche del piano di intervento Industria 2015: efficienza energetica; mobilità sostenibile negli ambiti della logistica, del trasporto aereo, marittimo e ferroviario; nuove tecnologie per il ’made in Italy’ nei settori meccanica, moda, alimentare, casa e servizi alle imprese; beni, attività culturali e turismo; informazione e comunicazione. E potranno farlo grazie al coinvolgimento delle università, dei centri di ricerca, delle camere di commercio, delle imprese e di altre strutture in grado di creare le figure necessarie per mantenere alto il nome del made in Italy».

Come si potrà garantire che i professori abbiano già da settembre le competenze per insegnare queste materie?

«I professori che arriveranno dalle scuole saranno solo una parte e a loro competerà la parte teorica dell’insegnamento. Gli altri arriveranno dalle università, dai centri di ricerca e soprattutto dalle aziende. Un terzo almeno delle ore di lezione si dovrà tenere nelle imprese con personale specializzato che avrà le competenze per insegnare le materie previste».

Chi deciderà programmi e quota delle lezioni da realizzare in azienda o negli istituti?

«Gli Istituti Tecnici Superiori saranno Fondazioni e avranno l’autonomia necessaria per mettere a punto l’intera struttura. Il ministero definirà a livello centrale la figura professionale da formare e le competenze di cui dovrà essere in possesso lo studente all’uscita dal corso di studio. E realizzeremo un monitoraggio per essere certi che tutto vada come deve».

Si rischia di creare l’ennesima struttura post-diploma, una sorta di ritorno della laurea breve dopo averle cancellate.

«Il rischio esiste, vogliamo evitare che si tratti dell’ennesima scuola. Faremo di tutto per mantenere la peculiarità di questi Istituti che devono impartire un’istruzione prevalentemente pratica. La difficoltà è di far cadere le diffidenze fra il mondo della scuola che accusa le imprese di voler trovare manodopera a buon mercato e le imprese che invece accusano le scuole di non essere in grado di preparare le persone di cui hanno bisogno. Se riusciremo a trovare un equilibrio fra questi due mondi così diversi avremo vinto la nostra sfida».