Rapporto qualità/7.
Quelle classifiche che fanno discutere

da TuttoscuolaNews, n. 489 9.5.2011

Una graduatoria che abbia per oggetto una materia di grande rilevanza e risonanza sociale come la qualità del servizio scolastico è destinata a far discutere, come si è visto dalle immediate reazioni suscitate in non poche province e regioni. Ed è giusto che sia così, come Tuttoscuola ha avvertito con chiarezza sottolineando il carattere ambivalente di alcuni dei 96 indicatori e sconsigliando di dare troppa importanza all’aspetto “competitivo” della classifica. Abbiamo piuttosto suggerito di puntare ad ottenere una più documentata consapevolezza dei limiti e delle potenzialità del sistema che aiuti operatori e decisori a meglio individuare le priorità d’intervento, grazie anche all’analisi delle variazioni negli indicatori intercorse tra la prima edizione (2007) e questa.

D’altra parte il Rapporto non ha la pretesa di elaborare una valutazione scientifica della qualità della scuola - che sarebbe impossibile con i dati a disposizione, almeno quelli pubblici - ma si limita ad offrire elementi quantitativi, tutti tratti da fonti ufficiali, per una misurazione empirica della qualità nella scuola sulla base degli indicatori individuati. Non sorprende pertanto la sottolineatura di Giorgio De Rienzo - che ringraziamo per l’attenzione - sempre dalle colonne del Corriere della Sera (7 maggio) - di ‘prendere con le molle’ la classifica che emerge dal Rapporto. A condizione che si riconosca la correttezza e la trasparenza con la quale i dati sono stati raccolti e presentati.

E’ vero (l’abbiamo segnalato noi per primi già nel Rapporto 2007) che l’elevata percentuale di voti altissimi assegnati ai diplomati della Calabria - sottolineata da De Rienzo - contrasta con i più modesti risultati ottenuti alla maturità dagli studenti della Lombardia. Ma se la realtà effettuale è questa non si vede come e perché ignorarla. Intanto ci è sembrato doveroso (e utile) segnalare il fenomeno. Ad altri (Ministero, ufficio scolastico regionale, Invalsi, sociologi, pedagogisti…) spetta di approfondire il problema e di adottare eventuali misure a garanzia della omogeneità dei criteri di assegnazione dei voti sul territorio nazionale.

Per quello che ci riguarda, come messo in chiaro nell’Introduzione, il Rapporto non intende certificare dove le scuole siano migliori e assicurino di formare studenti più bravi. Sarebbe illusorio. Pensiamo invece di poter affermare che alla luce dell’enorme mole di dati elaborati (oltre 36 mila), nei territori primi in graduatoria si siano create complessivamente le condizioni migliori, i prerequisiti per poter offrire - in media - un servizio di qualità, più che in altri territori.

Infatti i tanti indicatori, elaborati scientificamente attraverso criteri chiaramente espressi in una nota metodologica di 4 pagine contenuta nel Rapporto nonché attraverso il contributo – quanto alla determinazione dei coefficienti di ponderazione – di un pool di 25 tra i massimi esperti riconosciuti di scuola in Italia ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_489-1.doc ), “considerati nel loro insieme, offrono indicazioni significative sul livello qualitativo complessivo della scuola italiana e soprattutto sulla sua articolazione settoriale e territoriale” (pag. 8 del Rapporto).