L’equivoco della dispersione scolastica da Tuttoscuola, 20.5.2011 I dati del 2° Rapporto sulla qualità nella scuola di Tuttoscuola non sempre sono stati capiti e graditi da alcune Amministrazioni pubbliche, soprattutto quando riferiti alla dispersione scolastica. Alla base del fraintendimento ci sono alcuni elementi che è bene chiarire. A fronte dei dati “pesanti” rilevati dal Rapporto sulla dispersione (abbandoni) negli istituti di istruzione secondaria superiore statale, diversi uffici hanno fornito versioni molto più “leggere” della dispersione nei loro territori, avanzando riserve sulla attendibilità dei dati del Rapporto. Eppure i dati di Tuttoscuola sono desunti dalle più recenti pubblicazioni del Miur, sono riferiti agli istituti statali della secondaria superiore e aiutano a capire gli abbandoni che avvengono soltanto nel percorso della scuola statale. Non rilevano, per mancanza di dati pubblici e generali, l'eventuale passaggio di studenti che lasciano gli istituti statali per passare alla non statale o alla formazione professionale. Dove sta, comunque, l’equivoco tra due le due verità? Il Rapporto rileva la dispersione scolastica (abbandoni) nel corso degli anni negli istituti statali, mettendo a confronto, ad esempio, gli iscritti del 1° anno di corso con quelli dell’ultimo anno, cinque anni dopo, oppure con quelli al termine del biennio iniziale, tre anni dopo. Gli Uffici locali, invece, come computano la dispersione? Contano gli iscritti al 1° settembre di un certo anno scolastico (ad esempio, il 2009-10) e poi ricontano gli iscritti alla fine dello stesso anno scolastico al momento degli scrutini. Il calo di alunni riscontrato rappresenta la dispersione dell'anno, quasi sempre con indici percentuali di contenuto modesto oscillante tra il 2-5% al massimo, di gran lunga inferiori a quelli a due cifre registrate nel Rapporto. Quella, però, è soltanto la dispersione scolastica (abbandoni) dell’anno. La vera e completa dispersione non è quella che si calcola anno per anno, perché di mezzo ci sono gli abbandoni dei ripetenti o di altri ragazzi che non si iscrivono per l’anno successivo, abbandonano, se ne vanno fuori dal sistema. Ed è proprio questa quota, che non appare nelle nuove iscrizioni degli istituti statali per l'anno successivo che rappresenta una consistente parte sommersa della dispersione. Se, anziché calcolare iscritti e scrutinati, anno per anno, si confronta il numero degli iscritti del 1° anno con quelli di tre o cinque anni dopo nelle classi corrispondenti, quel sommerso emerge e pesa molto di più di quanto vogliono credere ottimisticamente alcuni dirigenti locali. È forse meglio, a nostro parere, che si prenda atto della effettiva dispersione che si registra nel tempo e, dopo aver computato i possibili non abbandoni per eventuale passaggio alla scuola non statale o alla formazione professionale, conviene agli Amministratori locali interrogarsi sulle cause degli abbandoni effettivi per adottare iniziative di prevenzione e recupero. |