IL CASO

Tagliati quasi 350 corsi di laurea.
Il Cun: "Torniamo a investire"

Sotto la Gelmini, l'Università italiana ha perso un quinto dei suoi corsi

Corrado Zunino la Repubblica 26.5.2011

ROMA - Nella stagione in corso l'università italiana ha tagliato 348 corsi di laurea. Sono 863 in meno se il periodo di riferimento si fissa alle ultime quattro stagioni. In un solo anno sono scomparse 170 lauree triennali di primo livello e 214 lauree magistrali o specialistiche. E con loro 148 corsi di area scientifica, 129 umanistici, 125 sociali. "La razionalizzazione dell'università italiana ha raggiunto un punto oltre al quale non si può andare", dice Andrea Lenzi presidente del Cun, "consigliere", appunto, del sistema università che illustra la sua ricerca commentando: "Adesso basta, bisogna tornare a investire".

I numeri messi in fila fanno impressione: l'università pubblica sotto la Gelmini ha perso un quinto dei suoi corsi, solo nell'ultimo anno l'8,9% dei corsi di laurea (gli atenei privati, invece, hanno tagliato solo il 4,4%). Al Sud, dove si è sprecato di più, si è anche tagliato di più. E gli atenei medi (10-20 mila iscritti) hanno dovuto ridurre e accorpare con maggiore incisività rispetto ai "big" e ai "mega" (oltre 40 mila studenti). Per comprendere, l'iperSapienza di Roma con la riforma Gelmini è passata da ventitré facoltà a undici ricorrendo al massiccio uso dell'accorpamento.

Oggi i corsi di laurea negli atenei italiani sono 4.597. I tagli più forti si sono avuti in Ingegneria informatica e industriale, scienze economiche e scienze della formazione fra i corsi triennali. Segno della crisi, dicono al Cun: le assunzioni informatiche e industriali nel paese stanno segnando il passo. E per quanto riguarda i corsi quadriennali le riduzioni hanno toccato soprattutto le aree di filologia, storia antica, letteratura antica. In controtendenza l'area sanitaria con 13 corsi in più nell'ultimo anno e le lauree a ciclo unico (medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, veterinaria, farmacia, chimica e tecnologie farmaceutiche, architettura, ingegneria edile e giurisprudenza): qui i corsi totali sono passati da 250 a 266. Dice ancora Andrea Lenzi: "Sono stati eliminati i percorsi di nicchia, superflui o con pochi iscritti. In un comparto dello Stato che ora abbiamo razionalizzato ci vogliono, però, risorse. Da cinque anni l'Università ha un serio problema di finanziamenti , ma lo Stato deve trovarli".