Scuola e università L'INVALSI È DEMOCRATICO di Erich Battistin e Antonio Schizzerotto La Voce.info, 19.5.2011 La raccolta sistematica di basi informative sulle competenze scolastiche non si configura come una forma di soffocamento della ricchezza culturale della scuola con ignobili quiz. Né come un tentativo di limitare la libertà di insegnamento. Al contrario, è uno strumento necessario per mettere a punto politiche scolastiche in grado di utilizzare nel modo migliore il denaro pubblico e garantire una maggiore efficacia dei processi di apprendimento, una più equa distribuzione delle risorse educative e una riduzione delle disuguaglianze sociali. Di scuola e università si parlerà a Trento nei giorni del Festival dell'economia. Che questo Paese non ami confrontarsi con i dati di fatto e con gli strumenti capaci di stabilire in termini obiettivi se decisioni innovative o, all'opposto, comportamenti di routine producano esiti positivi o negativi sull'esistenza degli individui, è ben noto. Quella che alcuni quotidiani hanno chiamato la "rivolta" contro i test di competenza disciplinare messi a punto dall'Invalsi e - va riconosciuto - meritoriamente sostenuti dalla ministra Gelmini, non suscita quindi particolare stupore. Ma il "Boikot Invalsi" solleva forti preoccupazioni perché la manifestazione di atteggiamenti negativi nei confronti di indagini rigorose proviene da un mondo - quello della scuola e della cultura - che dovrebbe educare al confronto pacato tra opinioni informate.
A COSA SERVONO LE PROVE La generalità delle giustificazioni addotte per rifiutare le prove Invalsi sono o infondate o basate su poco ragionevoli processi alle intenzioni circa i loro usi futuri. Le procedure messe in atto sono in realtà prove standardizzate che non limitano la libertà degli insegnanti, non alterano i lineamenti del processo formativo e non lo immiseriscono. Consentono, invece, di capire come funzionano le nostre istituzioni educative e permettono di cogliere le ragioni per cui alcune di esse raggiungono risultati migliori, o peggiori, di altre. Fornire un'immagine obiettiva della nostra scuola permette di ignorare il chiacchiericcio generato da narrazioni aneddotiche e consente la progettazione di interventi mirati, evitando sentenziosità arbitrarie. Del resto, ciò già avviene in molte società avanzate. Le prove Invalsi si configurano, dunque, come un'importante base informativa per mettere a punto politiche scolastiche in grado di garantire una maggiore efficacia dei processi di apprendimento, una più equa distribuzione delle risorse educative e una riduzione delle disuguaglianze sociali.
RISULTATI DAL TRENTINO
Possiamo fornire una
prova della fondatezza di queste asserzioni riassumendo i
risultati di uno studio, condotto da Irvapp sugli effetti del
cosiddetto decreto Fioroni (Dm 80/07). Si tratta del provvedimento
che ha reintrodotto nelle scuole superiori, a partire dall'anno
scolastico 2007/08, l'obbligo di verificare il recupero dei debiti
formativi, sotto pena di ripetenza dell'ultima classe frequentata.
Determinare in modo rigoroso gli effetti del decreto 80/07 comporta
il superamento di due problemi: uno di natura logica, e l'altro di
misura. Il problema logico è generato dall'impossibilità di fondare
l'identificazione della relazione causa-effetto sul vecchio criterio
millsiano del post hoc ergo propter hoc. È, invece, necessario
procedere al confronto tra apprendimenti osservati dopo l'entrata in
vigore del decreto e apprendimenti che si sarebbero osservati
qualora fosse rimasto in vigore l'istituto del debito formativo. Il
problema di misura richiede la disponibilità di test standardizzati
per l'accertamento obiettivo della qualità degli apprendimenti,
nonché di indicatori socio-economici che permettano di studiare come
questi apprendimenti siano distribuiti nella popolazione.
Dai risultati in
tabella emerge che la reintroduzione degli esami di riparazione ha
moderatamente accentuato le disuguaglianze cognitive già esistenti
tra studenti liceali e degli istituti tecnici/professionali e,
dunque, tra studenti di origine sociale diversa. È noto, infatti,
che i liceali provengono per lo più da famiglie di ceto sociale
superiore e che l'opposto vale per gli studenti degli istituti
tecnici e professionali. Tabella: Stima degli effetti degli esami di riparazione sulle competenze scolastiche secondo la coorte e il tipo di scuola.
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