DIRITTO di CRONACA

Boicottare l'Invalsi?

Una campagna dei Cobas per far saltare i test nelle scuole.
Il ministero: nessun aggravio di lavoro, e obbligatori solo per un campione di scuole

Flavia Amabile La Stampa, 5.5.2011

Come far saltare le prove Invalsi: il titolo è chiaro, l’obiettivo anche. Domani l’Unicobas di Roma organizza un incontro che avrà come tema conduttore il boicottaggio delle prove Invalsi di maggio. Da quest’anno si terranno in tutte le scuole d’Italia, anche le secondarie, ma non tutti sono d’accordo.

Da due mesi i Cobas hanno lanciato la campagna «Inutili, anzi dannosi - Boicottiamo l’Invalsi". Era già accaduto lo scorso anno, ma si punta ad un risultato più ampio. Hanno pubblicato un elenco di scuole dove sono stati approvati documenti anti prove Invalsi e indetto uno sciopero per l’ultima ora del 12 maggio e per la giornata del 13 con l’obiettivo di boicottare la compilazione della scheda psico-attitudinale prevista per il 12 nelle scuole medie e le prove per la primaria in programma per il 13 maggio.

Il ministero risponde alle proteste con una circolare in cui si chiariscono alcuni «equivoci», come li definisce Giovanni Biondi, capo dipartimento per le Risorse Umane del ministero dell’Istruzione.

Dal punto di vista dei Cobas le prove sono illegittime per due motivi. Citano una circolare del ministero dove è scritto che la valutazione «riguarderà obbligatoriamente tutti gli studenti» delle classi coinvolte nelle prove. «Ma le Circolari, così come le Note ministeriali, non sono fonti del diritto: si limitano ad interpretare la legge esistente e a prevederne modalità applicative», ricordano il Cisp, Centro di Iniziativa per la Scuola Pubblica di Roma. E poi - aggiungono i ribelli - «trattandosi di un lavoro straordinario, esso non potrebbe in alcun modo essere imposto ai docenti».

I Cobas sbagliano, risponde il ministero nella circolare che sta per essere inviata alle scuole. Le prove «sono condotte dall’istituto su un campione di scuole attraverso rilevatori esterni che seguono direttamente la fase di erogazione e di tabulazione delle prove. Non è quindi richiesto agli insegnanti delle classi comprese nel campione alcun tipo di intervento straordinario o aggiuntivo». Il campione comprende: 2300 scuole superiori, 1981 scuole medie e 1778 scuole elementari.

Il ministero poi «invita anche le scuole non comprese nel campione a utilizzare le prove come un’ulteriore opportunità offerta per compiere un’analisi delle competenze dei loro studenti. Ma è una scelta dei singoli istituti», ricorda Giovanni Biondi.

In realtà il timore più grande è lo stesso che ha fatto partire la grande campagna di boicottaggio della valutazione delle scuole e degli insegnanti lanciata in autunno dal ministro Gelmini: premi sotto forma di finanziamenti, stipendi più elevati alle scuole migliori, nulla alle altre.

«Nulla di più sbagliato - commenta il direttore dell’Invalsi, Dino Cristanini - i risultati delle singole scuole vengono inviati alle scuole, e gli istituti possono scegliere che cosa farne». Si tratta - aggiunge Giovanni Biondi - di «un’opportunità offerta alle scuole per confrontarsi».

I ribelli non sono convinti, la loro protesta andrà avanti. Renata Puleo, dirigente scolastica del primo circolo Pietro Maffi di Roma ricorda in rete che cosa è accaduto lo scorso anno quando il suo istituto non aderì alla valutazione. Fu inviato un ispettore. «L’Ispettore - spiega Renata Puleo - fa un buon lavoro e riesce nell’intento: fra ammonimenti, blandizie, minacce di provvedimenti disciplinari, anche a carico della Dirigente che potrebbe “anche essere trasferita in altra sede” (sic), ottiene che alcuni docenti ritirino la dichiarazione resa precedentemente e i precari diano disponibilità a sostituire i colleghi. Poiché la mattinata è finita, i bambini iniziano a svolgere le prove alle 15,30, in 5 classi su 11».