Insegnanti/3.
Si facciano almeno i concorsi

da TuttoscuolaNews, n. 498 11.7.2011

Nella lettera aperta rivolta dagli studenti del CLDS al ministro Gelmini la richiesta di sopprimere il numero programmato è giustificata con il fatto che “ciò consente di abilitare con margini più ampi, necessari ad una procedura che non si trovi improvvisamente senza aspiranti”.

Ma in realtà il vero obiettivo degli studenti è quello di mettersi in concorrenza con i precari delle graduatorie per la conquista del posto di lavoro. Una concorrenza su basi meritocratiche e che apre ad ipotesi di reclutamento finora mai entrate in rivendicazioni organizzate. Nella lettera si dice che gli abilitati (a numero aperto) “potrebbero poi entrare a far parte di ‘albi regionali’ (senza alcuna formazione di graduatorie, rivelatesi a sufficienza rovinose), dai quali le scuole possano attingere direttamente i docenti tanto per le supplenze temporanee o annuali, quanto per le immissioni in ruolo con proprio concorso di istituto o di reti di istituto”.

Gli autori della lettera si rendono conto che per rendere concreta una simile prospettiva occorrerebbe una profonda riforma delle modalità di reclutamento, quasi una rivoluzione “che eviti gli automatismi del passato”.

E allora avanzano una proposta: “Se nel frattempo, per l’immediato, si dovesse o volesse ricorrere alla classica macchina dei concorsi ordinari, che prevedevano come requisito di ammissione la sola laurea (DM 39 del ’98), si rispetti almeno la norma che riserva il 50% dei posti ai vecchi abilitati inseriti nelle graduatorie e il 50% ai nuovi laureati”. Anche se non abilitati, si deduce: la sfida per il posto assumere così tonalità di scontro generazionale.