Le piccole scuole restano senza preside Francesca Milano Il Sole 24 Ore, 4.7.2011 Scompariranno circa mille piccole scuole. O, meglio, scompariranno i loro presidi. È questa la conseguenza della norma sugli istituti sottodimensionati prevista dalla manovra. Viene infatti stabilito che – a partire dal prossimo anno scolastico – scuole dell'infanzia, scuole primarie e scuole secondarie di primo grado verranno aggregate in istituti comprensivi, «per garantire un processo di continuità didattica», come è scritto nel testo in attesa di pubblicazione. Alle scuole con meno di 500 alunni (che scendono a 300 nelle piccole isole, nei comuni montani e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche) non sarà assegnato un dirigente scolastico, ma l'istituto verrà diretto da un "reggente" con incarico su un'altra scuola. In più, per acquisire autonomia, gli istituti comprensivi dovranno contare su almeno mille iscritti (500 per le scuole localizzate nelle isole e nelle comunità montane). Secondo le stime dell'Associazione nazionale presidi, il numero di scuole coinvolte nelle cura dimagrante sono 2mila. Per queste "resisteranno" solo mille presidi. «Ma se le scuole si accorpano – spiega Giorgio Rembado, presidente dell'Anp – il carico di lavoro aumenta perché non è lo stesso dirigere un istituto con 500 alunni o uno con mille». I presidi dei plessi accorpati, quindi, si vedranno complicare il lavoro. «Per questo – spiega Rembado – chiediamo che le risorse risparmiate con questo taglio vengano usate per raggiungere la perequazione retributiva». Sul fronte dei presidi c'è anche un'altra novità, slegata dalla manovra: domani le organizzazioni sindacali rappresentative dell'area V della dirigenza sono state convocate al ministero dell'Istruzione per parlare del bando di concorso ordinario per il reclutamento dei dirigenti scolastici che metterà in palio 2.386 posti. L'ultimo concorso ordinario risale al 2004 e quest'anno circa 1.350 scuole (su 10.421) sono andate avanti grazie a un preside "reggente", titolare in un altro istituto. Il bando è in ritardo: avrebbe dovuto essere pubblicato già un mese fa, ma «speriamo che non ci siano altri intoppi e che il bando arrivi presto in Gazzetta», afferma Rembado. Un altro appuntamento atteso al ministero riguarderà il piano triennale delle assunzioni. Il Miur ha stimato che nel triennio saranno assunti 65mila tra insegnanti e personale Ata. Ma il numero stabilito dal ministero cozza contro le previsioni dei sindacati che considerano la stessa cifra solo per il 2011-2012 (si veda la tabella). «Le stime del ministero parlano di 65mila posti, ma bisognerà fare bene i conti» dice Massimo Di Menna (Uil scuola). Ma è il nodo stabilizzazione dei precari a tenere banco. Anche per Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil, i posti da coprire solo per il 2011-2012 sarebbero 66mila (26mila docenti più 40mila Ata). «Il piano triennale, dunque – spiega Pantaleo – coprirebbe solo i posti previsti per il prossimo anno scolastico». Gli fa eco Rino Di Meglio, della Gilda degli insegnanti: «Sono ridicoli 65mila posti in tre anni». La Gilda avanza al Governo anche un'altra richiesta: «È tempo – dice Di Meglio – di far partire nuovi concorsi». L'ultimo risale al 1997. La manovra esclude la scuola dal blocco del turn over, ma conferma invece lo stop fino a tutto il 2014 del rinnovo del contratto: «Una misura penalizzante e che non ci aspettavamo», sottolinea Marco Paolo Nigi, numero uno dello Snals-Confsal. E il «no all'ulteriore rinvio del rinnovo», arriva anche da Francesco Scrima, segretario generale Cisl scuola. La manovra taglia i presidi alle scuole con meno di 500 alunni, accorpandole ad altri istituti. Per acquisire autonomia le scuole devono avere almeno mille alunni La scuola non è interessata dal blocco del turn over previsto per le altre amministrazioni e la manovra conferma il piano triennale di assunzioni introdotto dal Dl sviluppo
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