Istruzione e FP: rispettare i diritti
formativi dei giovani e delle famiglie

da TuttoscuolaNews, n. 497 4.7.2011

Un giovane su tre non trova lavoro. Secondo i dati provvisori pubblicati dall’Istat si fa critica la situazione dei giovani che hanno sempre maggiori difficoltà a trovare un’occupazione. Eppure la recente ricerca Isfol presentata a Roma lo scorso 22 giugno, documenta che “I percorsi formativi triennali di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) sono un importante canale di accesso al mercato del lavoro: già a 3 mesi dal conseguimento della qualifica professionale un giovane su due ha trovato il suo primo impiego e dopo tre anni la quota degli occupati sale al 59%.

Gli iscritti a percorsi di istruzione e formazione professionale provengono soprattutto da famiglie di estrazione operaia (55%). I genitori hanno solitamente un titolo di studio che non supera la licenza media (61%)”.

Oggi è riconosciuta in forma ordinaria la possibilità da parte dei giovani e delle loro famiglie di iscriversi, subito dopo la Scuola secondaria di primo grado, ai percorsi di IeFP di competenza delle Regioni, svolti da Istituzioni formative accreditate.

“L’indagine mette in evidenza - sottolinea a Tuttoscuola don Mario Tonini, Presidente del Cnos - gli ottimi esiti formativi assicurati dalle agenzie formative, sia nel grado di soddisfazione da parte dei giovani sia sotto il profilo degli esiti occupazionali”.

Oggi sono oltre 170 mila i 14-18enni che frequentano questi percorsi per assolvere l’obbligo di istruzione e conseguire una qualifica professionale. Un buon successo testimoniato da alcuni dati positivi che emergono dall’indagine avviata nel luglio 2010 e terminata a febbraio del 2011: occupazione, soddisfazione degli allievi e motivazione all’apprendimento, natura popolare del servizio, vitalità e dinamismo delle agenzie formative.

Gli Enti di Formazione Professionale, protagonisti attuativi decisivi di questo percorso formativo, nutrono una “grande preoccupazione”: la scarsità delle risorse pubbliche potrebbe comprimere l’offerta formativa e profilare il rischio concreto che Regioni e Stato - anche là dove questa particolare offerta è florida, positiva e radicata - si avvalgano dei “soli” Istituti Professionali Statali. Infatti il paradosso è che se sono gli istituti professionali a garantire l’erogazione della formazione professionale che la riforma costituzionale attribuisce alla competenza delle Regioni, gli oneri finanziari sono a carico dello Stato; se viceversa il servizio viene erogato dalle Regioni lo Stato riconosce la competenza ma non trasferisce i soldi.