SCUOLA

Assunzioni non sedano animi:
in arrivo proteste e scioperi

A progettare autunno 'caldo' sindacati base, precari e studenti

 TM news, 25.7.2011

Roma, 25 lug. (TMNews) - Per l'inizio del nuovo anno scolastico c'è ancora tempo, le regioni più celeri partiranno solo il 12 settembre, ma una parte dei sindacati, personale precario e studenti hanno già la testa rivolta al dopo l'estate: le circa 67mila assunzioni accordate dal Mef e sottoscritte all'Aran da tutte le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto - Cisl, Uil, Snals e Gilda - non hanno cancellato il malcontento per la gestione di un settore, quello dell'istruzione, su cui il governo attraverso le ultime manovre economiche continua ad applicare tagli alle risorse ed agli organici.

Tra i più critici contro l'operato del governo ci sono ancora una volta i sindacati di base: è di queste ore l'annuncio fatto da Stefano d'Errico, segretario nazionale Unicobas, della proclamazione dello sciopero del comparto scuola per il 7 ottobre, contro quella che definisce, riferendosi alla legge finanziaria approvata alcuni giorni fa, "una controriforma minimalista che smantella la qualità del sistema formativo italiano a vantaggio dei diplomifici privati".

L'Unicobas contesta anche il via libera giunto delle altre organizzazioni di settore al piano di assunzioni: "introduce un'inaccettabile ribaltamento del diritto del lavoro con la clausola dell'azzeramento della carriera" poiché, sottolinea d'Errico, "la stragrande maggioranza dei neoassunti ha meno di 8 anni di supplenze e percepirà aumenti d'anzianità solo dopo altri 8 anni dall'assunzione, anziché dalla fine del secondo anno".

Le proteste prenderanno il via già il primo giorno di settembre, quando gli iscritti al sindacati Sisa si sono dati appuntamento davanti al Miur, per allestire un presidio permanente: alla manifestazione parteciperà anche l'associazione Mida (Movimento insegnanti da abilitare), che ha invitati tutti i docenti precari "non" abilitati ad aderire in "massa.

I precari intendono far rivedere i dirigenti dell'Istruzione dall'idea di bandire i nuovi concorsi abilitanti solo in base alle necessità numeriche di ogni regione. In questo modo, con il numero chiuso, tanti candidati docenti, con anni di servizio alle spalle, si vedrebbero sbarrata la strada all'insegnamento.