Da Prometeo a Mariastella… di Maurizio Tiriticco ScuolaOggi, 17.7.2011 Franco De Anna è sempre un acuto lettore dello stato della scuola oggi e, perché no?, anche della scuola di domani! E anche lui è portato a leggere i concreti tagli di Giulio e le vacue giustificazioni di Mariastella non tanto e non solo come una “cattiva volontà” dell’attuale maggioranza, ma come un primo segnale di una svolta che si sta verificando – della quale peraltro non possediamo a tutt’oggi tutti gli elementi per un’analisi compiuta – e che condurrà ad un ridimensionamento di quella istruzione per tutti (gli auspici dei tanti Delors della fine del secolo scorso) che una vagheggiata società della conoscenza aveva reso non solo auspicabile, ma addirittura necessaria e possibile. Mi sono sempre chiesto: perché, dopo l’innalzamento dell’obbligo di istruzione a 16 anni – dm 139/07 del periodo Prodi-Fioroni – l’attuale maggioranza ha fatto di tutto per sabotarlo? Non solo non ha mai sollecitato scuole e insegnanti per sostenerlo e realizzarlo, ma ha impiegato ben tre anni (dm 9/10) per varare il modello di certificazione che lo potesse concludere. E c’è stato di più! Con la legge 133/08 si è stabilito che l’obbligo di istruzione – sottolineo di istruzione - può assolversi anche nella formazione professionale regionale. Di fatto si è tornati a quella sciagurata scelta della Moratti che, abrogando l’innalzamento dell’obbligo di istruzione attuato in regime di centrosinistra (legge 9/99), obbligava i quattordicenni, a conclusione della licenza media, di optare – come da sempre – tra l’istruzione e la formazione professionale regionale. E ancora! Con la legge 183/10 si è stabilito che l’obbligo di istruzione si può assolvere anche nei percorsi di apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione. Insomma, si è deciso per legge che per i nostri ragazzi le conoscenze conseguite al termine della scuola media sono più che sufficienti per accedere con piena cognizione di causa ad una società che, invece, si è fatta e si fa ogni giorno di più sempre più complessa e difficile da leggere e da interpretare. Ho parlato solo di conoscenze e non di competenze! E non a caso! Com’è noto, gli esami di licenza media si concludono anche con una certificazione delle competenze raggiunte dagli alunni, ma… Il fatto è che non c’è alcuna indicazione normativa a monte che indichi e definisca di quali competenze si tratti! Per cui ogni scuola, ogni commissione d’esame “si inventa”, letteralmente, le competenze che più ritiene opportune! E ciò con grave smacco per l’unitarietà del Sistema educativo nazionale di istruzione il quale, invece, proprio sulla terminalità di un percorso di studi, o di un ciclo, è tenuto per legge ad esprimersi. Non è un caso che nel dpr 275/99, all’articolo 1, comma 1, leggiamo che le istituzioni scolastiche, in quanto espressione di autonomia funzionale, sono tenute a “promuovere il raccordo e la sintesi tra le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali del sistema di istruzione”. Ed è competenza del Miur (anche in forza di quelle norme generali sull’istruzione che sono di competenza legislativa dello Stato, come dall’articolo Cos. 117) definire gli obiettivi generali del processo formativo nonché gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni (dpr 275/99, art. 8). Dov’è allora questa unitarietà di sistema, se alla fine della terza media le competenze non sono comuni? Se poi pensiamo che al termine del successivo biennio obbligatorio, realizzato o in una istruzione tripolare (licei, tecnici e professionali) o nella formazione professionale o nell’apprendistato, le competenze relative ai quattro assi pluridisciplinari (dm 139/07) costituiscono un optional più che una certezza, la conclusione è una sola: obbligo di istruzione addio! E occorre dare un addio anche alla concorrenza con i giovani europei, indubbiamente più preparati dei nostri. Per non dire anche che i giovani europei escono dal sistema secondario a 18 anni e i nostri a 19, con un esame di Stato più verboso che sostanzioso e che per di più non certifica alcuna competenza. Quando potremo colmare il gap che differenzia il nostro Sistema di istruzione e formazione da quelli dei Paesi dell’Ue? Sembra che sulla nostra scuola incomba il mito di Prometeo. Per decenni abbiamo dato ai nostri giovani memoria e intelligenza, per dirla con il mito, o meglio un’istruzione generalizzata e diffusa, con una politica scolastica che dagli anni Settanta alla fine del secolo scorso ha sempre proceduto in salita! Anche con gli opportuni finanziamenti! E poi? A partire dalle abrogazioni della Moratti è iniziato il declino! Gli dei dell’Olimpo si sono vendicati! Intelligenza e istruzione ai nostri cittadini? Mai più! Checché ne dica la nostra Costituzione! E stiamo scivolando sempre più in basso, anche se è difficile vedere in una gentile Mariastella l’aquila che ad aeternum divora il fegato del nostro sfortunato eroe! Ed è per queste ragioni che mi sembra di cogliere da questi inquietanti segnali un qualcosa di più: disinvestire sulla scuola significa ricreare – e anche in tempi brevi – quella differenza di sempre, che invece ci eravamo impegnati a cancellare, tra pochi privilegiati che sanno e tanti che, invece, dal sapere sono esclusi.
Se poi a tale fenomeno aggiungiamo anche tutti i problemi che
insorgono – e che insorgeranno – da processi immigratori sud/nord ed
est/ovest sempre più difficili da disciplinare, il rischio è che a
una domanda di istruzione crescente e diffusa si risponda con
un’offerta sempre più povera e limitata. Allora dovremo attendere
che Prometeo si sia liberato degli uccellacci che gli rodono il
fegato? Sperando che nel frattempo non sia definitivamente deceduto!
E allora l’istruzione per tutti e la società della conoscenza
saranno state soltanto ulteriori illusioni? Non so! So solo che un
insidioso processo è in atto, che va oltre Giulio e Mariastella. |